31 dicembre 2009

Un anno in meno


28 dicembre 2009

Maledetti pandori.

Sono sicura che la mia massa dia un contributo non indifferente nella determinazione del centro di massa del sistema terra-luna.
Se metto su altri kg potrei io stessa dare luogo a delle maree mentre mi sposto sulla superficie terrestre.
Certo, sarebbe fantastico avere una mia atmosfera e una velocità di fuga come quella di giove, trattenere attorno a me oggetti, persone e magari cani, tutti festosamente orbitanti.
Purtroppo però entrare nei pantaloni risiede ancora fra le mie priorità, per colpa della società che ci ingabbia.
Un giorno sovvertiremo il Sistema.
Fino ad allora, dieta.


Da domani, però.

25 dicembre 2009

Tutti questi "felice Natale" mi hanno fatto la macumba

"Felice ho imparato quest'estate a non dirlo più.
Che sono felice.
Felice è una roba da americani m'ha detto uno che conosco.
Me lo diceva in un momento in cui io gli dicevo che ero felice.
Che la felicità è una roba da americani.
Ed io lì per lì mi ero sentita stupida ad aver usato quella parola e invece aveva ragione.
Nel momento in cui io gli dicevo che ero felice non lo ero veramente.
Ero drogata.
Di emozioni. Di adrenalina. Di impegni. Di persone. Di amicizie. Di una vita diversa dalla mia.
Di lui.
Avevo un bel momento e lo scambiavo per felicità."



Ok.
Questo Natale ormai è andato un po' così. Un po' alla cazzo, diciamocelo. Diciamo che ci sono stati natali migliori.

Poi però torno a casa vedo la mia vera famiglia. Quella vera, quella che li guardo negli occhi e sono dentro di me.
Sento mia madre che canta mentre si veste e mentre cammina con i tacchi perchè sta uscendo. Che mi fa vedere le ultime cose che ha comprato, che ha cambiato, che mi racconta le cose che ha visto, le cose che vorrebbe vedere, che vuole sapere dei prof, che mi chiede la terza declinazione di latino, che mi chiede anche se sa. Mio padre che parla, che mi chiede se credo in Dio, che mi fa leggere le cose sul restauro, che mi chiede delle foto e mi dice che una le è piaciuta particolarmente. Mio fratello, che sembriamo due scemi ogni volta. Che non cresciamo mai. Che ha fretta di andare in camera dopo pranzo e un po' mi spiace perchè quando torno vorrei stare con tutti e 3, ma poi mi accorgo che anche io spesso ho fretta.
Ecco, io in questi momenti qui, sto bene.


Nonostante ho mal di pancia.

23 dicembre 2009

"Il tempo sembra passare. Il mondo accade, gli attimi si svolgono,
e tu ti fermi a guardare un ragno attaccato alla ragnatela.
C'è una luce nitida, un senso di cose delineate con precisione, strisce di
lucentezza liquida sulla baia.
In una giornata chiara e luminosa dopo un temporale,
quando la più piccola delle foglie cadute è trafitta di consapevolezza,
tu sai con maggiore sicurezza chi sei.
Nel rumore del vento tra i pini, il mondo viene alla luce, in modo irreversibile,
e il ragno resta attaccato alla ragnatela agitata dal vento."


La casa affianco hanno finito di costruirla. Ho pensato fossero stati velocissimi nell'ultimarla. Poi guardo il calendario. E capisco che ero io che non tornavo da tanto, qui.
Camera mia, è quasi sempre la stessa. Ordinata, perchè non la vivo più. E con foto che ritraggono visi di cui nemmeno ricordo il nome, tra un po'. Cassetti che non aprirò. Altri che forse spulcerò.

Linda che mi saluta, che con i guanti non può abbracciarmi e se li toglie, con le mani umidicce e un po' rugose, che mi fa i complimenti, che mi dice di essere ordinata, che ha questo tono di voce altissimo e che va a finire i suoi doveri.
Mia madre e mio padre, che fanno domande sulla casa, su Firenze, sull'accademia, su di me. Che mi fanno trovare sempre tutto perfettamente pronto.
Mio fratello, che sembriamo ancora due bambini, peraltro idioti.
Il giro di chiamate, sì sono arrivata, stasera Martini, ho smesso di fumare, domani caffè, pizza e film in mansarda da me.

Casa.

Guardo il cielo. Dalla mia camera si vede così bene. E si vedono anche i nanetti da giardino, che odio. E non c'è il prato ma solo qualche palma guardando giù in giardino.

Mi giro di scatto, cerco le mie foto, le mie pareti, il mio disordine. Penso al corridoio di casaBorgia, stretto che in due non si passa, quella cucina bianca che sembra un altro corridoio che in dieci non c'è spazio.
Non fare la spesa. E se arriva una bolletta non devo andare a pagarla.

Maledette sensazioni. Sono come una scossa di assestamento.
La mia casa non è più questa.
O forse lo è da sempre.

Intanto vedo la data del ritorno.

19 dicembre 2009

:)


Mi hai dato innumerevoli emozioni, mi hai fatto versare litri di lacrime, ho riso per ore stando qui. Mi sono preoccupata per lunghissimi attimi. Mi hai dato un'ubriacatura notevole e un po' d'erba, sigarette, forse milioni in questi tre anni. Mi hai dato traslochi e nuovi modi per arredare se stessi. Una casa dove devo cucinare io e dove devo andare io a pagare le bollette. Mi hai dato l'opportunità di imparare qualcosa dai miei desideri. Mi stai facendo capire la mia strada e le mie passioni. Mi hai regalato un amore che così forte neanche pensavo si potesse provare e invece è come dicono nei film, come nelle poesie, certe cose esistono davvero e con la stessa intensità. Mi sono sentita fortunata, mi sento fortunata ogni volta che apro la finestra e vedo che non sei scappata via da me.

Ora mi hai dato anche la neve, a me, che sono abituata a sentire la salsedine nell'aria. A me, che la neve mi rende puramente felice come una bambina.


Riuscirò un giorno a ringraziarti, Firenze?

14 dicembre 2009

Promemoria

C'è quell'ombra, di cosa neanche voglio capirlo, perchè le ombre sono più magiche, sono come le nuvole, tu immagini siano cose e invece ne sono altre ed è stupendo perchè hai ragione e torto nel contempo. Un sacchetto o un sorriso, o un pappagallo o un mostro, che importanza ha. La guardo, quasi rapita. E penso che il mio passatempo preferito era dare nuove forme alle nuvole o inventare storie sulle gocce che scivolano sui vetri, magari di un'auto, magari dell'auto in cui sto viaggiando, dove c'è la goccia che secondo me fa l'amore con l'altra, dove c'è la gocciolina che resta immobile, che non scende -e se scende e tocca la goccia grande, mi succede qualcosa di bello, sennò no-e se resta lì fino a quando non arriviamo a destinazione allora mi accade qualcosa di bello, sennò no-.
In una notte, perchè la notte mi fa stare bene, mi fa sentire unica e gli altri sono tutti fuori dal mio mondo, dalla mia me, sono tutti lontani, anche se sono nella stanza affianco, ci sono ombre su un muro che si colora con i raggi del sole e quelli dei lampioni.

C'è ancora quel rumore, qui dentro. Cose che cambiano e cose che restano uguali. C'è il freddo. E c'è il caldo di questa casa, che io mai ho avuto tanto caldo stando in una casa d'inverno, che mi viene da ridere quando sono in maniche corte e la gente fuori ha il piumino. Una casa, una camera, che è stata un'ennesima finestra sul mondo, dalla quale mi affacciavo, dalla quale diverse volte sono precipitata, la quale spesso è chiusa e a volte spalancata, giusto per far entrare un respiro, il respiro di uno spicchio di cielo, il respiro della voce del vicino di casa, il respiro di una nuova giornata.

Domani voglio svegliarmi. E ricordarmi di essere felice.
Per il caffè. Per l'impazienza. Per quella foto mancata. Per quel ricordo buttato. Per un sorriso in meno. Per la risata in più. Per qualche lacrima. Per un "No!". Per uno scarabocchio. Per un panetto d'argilla. Per un amico. Per una telefonata arrivata proprio quando volevi parlare. Per 30 mt di carta. Per un pranzo. Per una strada buia. Per un paio di stivali che non riuscirai proprio a comprare. Per cucinare. Per la sete di conoscere. Per un biglietto.
Per sognare ancora una volta.
Per tutto.
...Essere felice.

12 dicembre 2009

#50esimo post. Non può essere un post serio.

1. Il tratto principale del tuo carattere.
L'ottimismo, credo.

2. La qualità che preferisci in un uomo.
Ironia e intelligenza.

3. E in una donna?
La semplicità.

4. Il tuo principale difetto.
Ritardataria. E poi, è vero, lavo la casa a pezzi. E chiacchiero troppo con me stessa.

5. Il tuo sogno di felicità.
Ce l'ho in un cassetto che spero si apra, prima o poi.

6. Il tuo rimpianto.
Non ne ho.

7. L'ultima volta che hai riso di gusto.
Oggi, andando all'Ikea.

8. L'incontro che ti ha cambiato la vita.
Tanti a proprio modo entrano nella tua vita e in cambio del tuo tempo lasciano un po' di se stessi dentro te. Mi hanno cambiata dei discorsi di mio padre, uno di un estraneo, uno di un professore.

9. Sogno ricorrente.
Ultimamente sogni irrequieti e/o surreali.

10. Il giorno più felice della tua vita.
Deve ancora arrivare.

11. E il più infelice?
Quando c'era la possibilità di non tornare più a Firenze.

12. La persona scomparsa che richiameresti in vita?
Mio nonno e un amico.

13. Quale sarebbe la disgrazia più grande?
Perdere chi amo e perdere la vista. Senza la vista, potrei veramente morire lentamente. E' il mio senso preferito.

14. La materia scolastica preferita?
Filosofia, letteratura italiana, astronomia, biologia.

15. Città preferita?
Firenze :)

16. Il colore preferito.
Color vinaccia, bordeaux, glicine, bianco, arancione.

17. Fiore preferito.
Rosa rossa e bianca, le calle, le orchidee.

18. Bevanda preferita.
Martini Bianco e Coca Cola.

19. Piatto preferito.
Uff, tanti.

20. Il tuo primo ricordo?
Il sapore dei plasmon sciolti nel latte caldo mentre lo bevevo dal biberon.

21. Se avessi qualche milione di euro.
Comprerei un quadro, a scelta tra: Picasso, Modigliani, Pollock, Dalì, Kandinskij. Comprerei poi una casa, con un acquario enorme. Viaggerei, fino a delirare per i troppi jet-lag, per vedere tutti i musei del mondo in meno di un anno.

22. Libro preferito di sempre?
Oceano mare, ma qualche anno fa ero innamorata di "Diario di un killer sentimentale", letto un pomeriggio sul terrazzo del liceo mentre gli altri vedevano il solito film sugli ebrei. Poi venne il turno di "chiedi alla polvere", che adoro ancora tantissimo. Anzi, forse Baricco e Fante sono al primo posto entrambi.

23. Libro preferito negli ultimi anni?
Vale la risposta di prima.

24. Autori preferiti in prosa?
Coelho, Baricco.

25. E in poesia?
Non amo particolarmente la poesia. Ad ogni modo Leopardi mi fece un grande effetto quando lo studiai e mi rimase un po' dentro.

26. Cantante preferito?
De Gregori, Ligabue, Bersani, De Andrè.

27. I tuoi eroi?
I miei genitori che sono riusciti a comprare una bella casa in un bel quartiere e che nutrono i sogni miei e di mio fratello nonostante non siamo "economici". E poi, in generale, chi non ha paura di mettersi in gioco, chi non teme di essere se stessi anche quando occorrerebbe indossare una maschera, chi si espone per un'idea, chi insegue un sogno.

28. I tuoi pittori preferiti?
Vado a momenti. Picasso e Dalì sempre. Poi Caravaggio, Botticelli.

29. La trasmissione televisiva più amata.
Il senso della vita, Blu notte perchè lo vedevo le sere di due estati fa prima di dormire e dopo aver fumato una sigaretta sul balcone.

30. Film cult?
Eh, difficile. Forse "Due o tre cose che so di lei", un drammatico film del '66 co-prodotto da Truffaut.

31. Attore preferito.
Andy Garcia. E poi quello di Prison Break dal nome inscrivibile, per me. E Tom Cruise.

32. Attrice?
Winona Ryder

33. La canzone che fischi più spesso sotto la doccia?
Non fischio e non canto sotto la doccia. E' un momento in cui sono occupata a immaginare di essere al mare.

34. Se dovessi cambiare qualcosa nel tuo fisico, cosa cambieresti?
Le gambe, più lunghe e magrissime.

35. Personaggi storici più ammirati?
Gesù.

36. I politici più detestati?
Sono apolitica, purtroppo.

37. I nomi preferiti?
Femminili: Giulia, Sofia, Giorgia, forse anche un po' Rebecca.
Maschili: Alessandro, Marco, Francesco, Samuele.

38. Cosa detesti di più?
La stupidità. L'immaturità.

39. Il dono di natura che vorresti?
Mangiare a dismisura senza mai ingrassare di un etto.

40. Il regalo più bello che hai ricevuto?
Tanti, devo ammettere.

41. Come vorresti morire?
Mentre ho un orgasmo. O quando avrò fatto tutto quello che valeva la pena fare nella mia vita, con serenità.

42. Stato d'animo attuale.
Un po' inquieta, un po' curiosa, un po' attiva, un po' pigra.

43. Le colpe che ti ispirano maggiore indulgenza?
Dipende dalle colpe. In genere quelle fatte "nel bene".

44. Città o campagna?
Loft o attico nel centro storico di una bella città, magari Firenze.

45. Convivenza o matrimonio?
Ehm, non sono favorevole nè contraria a nessuno dei due, solo che sono una persona che ha bisogno dei propri spazi. Ho bisogno di avere una casa solo mia.

46. Cosa ne pensi dell'aborto?
Penso che sia terribile per una donna dover abortire. Ma penso anche che è terribile anche mettere al mondo un figlio che non si desidera abbastanza. E' brutto, lo so, e me ne vergogno quasi a dire che io sono a favore dell'aborto.

47. Eutanasia?
Favorevole.

48. Cambiando argomento, il sesso come lo vivi?
Bene, molto bene, grazie.

49. Fantasie ricorrenti, posizioni preferite?
Nessuna fantasia ricorrente e... tutte le posizioni XD

50. Il tuo motto?
C'è del bello ovunque, basta cercarlo.
E poi l'evergreen, a parimerito, il mio "Vivi e lascia vivere"

11 dicembre 2009

"Senza tetto e pavimento.Con il legno e col cartone.Senza inizio e senza fine. Sul confine."

Cerco casa, ufficialmente. Un posto dove vivere. Una casa che sia mia e che so lo sarà sempre.
Sto pensando seriamente di non avere coinquilini, l'anno prossimo. La cosa grave è che sono convinta di non volerne avere.
Ho questo bisogno da un po' di giorni, ormai. Un po' da sempre a dir il vero, però in questi giorni di più.
Forse è solo che ho voglia di crescere, ed è stata sempre una cosa che mi ha fregato, questa. La bulimia di mangiare i giorni, come se tutto il tempo del mondo fosse troppo poco. Una sorta di inutile fretta.
Quando i miei coetanei avevano la mia stessa età, io avevo sempre qualche anno in più.
Forse per questo che mi stanno spuntando una marea di capelli bianchi. Ogni giorno uno in più. Magari me ne spunta uno ad ogni pensiero "da grande".
Il bello è che non ho neanche paura di vivere in solitudine, anche perchè con me stessa ho il giusto equilibrio, tanto da trovarmi simpatica. Ci sto bene con me. E poi è stato un porto di mare la mia camera, figuriamoci una casa.

Cosa mi sta succedendo?
Non sono entusiasta davanti questo mio curioso bisogno. Stranamente. Ho paura se penso che in realtà è questo che voglio. Tutte le cose nuove, o non nuove ma grandi, che siano sogni, che sia il cambiare città, che sia imparare a cucinare mi hanno messo addosso tanto di quell'entusiasmo e ottimismo che mi sorprendevo io per prima. Questa invece. Come quando sei colpevole, sai di esserlo, ti mostrano l'arma del delitto e sussurri che non sei stato tu. E non riesci a guardare più nessuno negli occhi.
E' curioso perchè è come se ci fosse un orologio. Un orologio a cui non riesco a cambiare le lancette. Un orologio col quale non posso ritardare nè barare. Che sarà, una sveglia mentale? Un cucù che mi sta martellando il cervello?
L'ho sempre tenuta a bada questa voglia di... già, come definirla, indipendenza? Si dice indipendenza quando ti vuoi staccare da qualcosa? Che quel qualcosa poi, magari neanche c'è. O magari quel qualcosa rappresenta la tua famiglia. O magari semplicemente non sai.

Secondo me, tutti prima o poi devono volenti o nolenti avere il coraggio di volare. Tutti arriviamo in un punto in cui siamo su un cornicione. C'è chi ha da solo la forza, chi ha bisogno di qualcuno che lo segua, chi di qualcuno da seguire, chi proprio non ce la fa.

Ho bisogno di salire un altro gradino di questa scalinata
Ho fatto un salto imponendo la mia scelta universitaria, un altro andando lontano da casa, un altro avendo una nuova casa.
E ho paura che mi sto convincendo anche di vivere da sola.


Sento un gran rumore dentro me, un grande brusìo.
Perchè è così che fa la vita.
Prima ti entra dentro e poi se ne va.
Perchè in fondo ci prende un po' per il culo tutti.

27 novembre 2009

In una buonanotte di pioggia a Firenze

Firenze che piange. Le lacrime che scivolano sui vetri della mia finestra, dai vetri sporchi, che hanno visto tante piogge e tanti messaggini scritti con le dita, quel giorno che dentro era caldo e che fuori c'era la nebbia.

Oggi non ho fatto altro che guardare Firenze, camminando tra corsi e Rigacci.
A volte mi dimentico di quanto sia bella. Del motivo per il quale mi trovo a vivere questa città. Mi stavo dimenticando anche di quanto fosse bella la mia Accademia. E di quanto interessante sia, malgrado tutto.

Ce l'avevo lì, davanti i miei occhi. Il Battistero, il Duomo. Scorci che sembravano disegnati da chi ha la magia tra le mani, e non una matita.

Poi.
Poi è bella perchè cambia di strada in strada. Sembra a volte di stare a Londra, altre volte nei ghetti del Bronx, altre ancora nel sud del mondo, addirittura, anche in India. C'era un uomo, oggi pomeriggio, con una sorta di grammofono, fonografo, non so cosa fosse in realtà, è da disegnare, lui era da fotografare, questo grammofono, che grammofono vero e proprio non era, che suonava e che lui si portava dietro trainandolo su un carrettino. Suono dolce e distorto. Fastidioso e stupendo. E lui consumato da troppo alcool, perchè la faccia era quella lì, quella di chi vuole dimenticare presto e si trova a veder doppio tutto, anche quella donna che è andata via senza spiegazione, anche quel lavoro lasciato per un brivido che è terminato in un istante, con una sigaretta in bocca, che io non ho mai visto tanto fumo intorno una persona, non ho visto mai una nuvola intorno qualcuno come se lo stesse abbracciando, un abbraccio triste, tra i più tristi.
In quel momento sembrava di essere in Francia, una Parigi degli anni '20, ma anche prima, che mi mancava il basco, perchè la baguette ce l'avevo, e mi veniva da ridere, perchè a me queste cose fanno sempre sorridere perchè sembra che stai vivendo in un'altra vita, in altri tempi, e ti accorgi di quanto sia vero che una vita non basta e ce ne vogliono almeno 10.
Era decisamente Parigi quel momento. Poi i francesi secondo me fumano tantissimo. Mi sarei trovata bene, tra nero e sigarette, ma oramai non fumo più e il nero è solo quello di un carboncino che butto via perchè caduto nel caffè.

Poi ancora, pensavo che sto trovando le cose da fare, che so cosa voglio fare, anche se sono abbastanza, però sarebbero cose fighissime. E la voglia di laurearmi aumenta vorticosamente, secondo me anche perchè ho questa maledetta voglia della reflex che sarà il regalo dei miei parenti, perchè non mi interessano gioielli che tradizionalmente regalano, tanto le mie perle sono indiane e di fiume, e mi piacciono ugualmente moltissimo.
Mi sembra un'ottima spinta.

Poi ancora e ancora, oggi è stata una giornata positiva, e lo sarebbe stato comunque perchè esser a Parigi in un secondo non è cosa da poco. A parte qualche dissapore con qualcuno che non capisco mai perchè ha il bisogno di allontanarsi, ha il bisogno di farmi sentire in colpa. Tipiche persone che ti allontanano, tu ti allontani e poi ti dicono che ti sei allontanato. Ma a me fa sorridere anche questo. Tutto sommato aveva ragione Eraclito, secondo me.
Tutto scorre.

24 novembre 2009

Ultimamente mi rendo conto di scrivere o leggere spesso di sogni. Basta una frase, una citazione di un film, una lezione di Estetica e... non mi trovo a sognare, ma a pensare di sognare.

Perchè io, quando guardo fuori e vedo la notte, che poi notte ancora non è, quando vedo qualcosa che avrei voluto fare io, che poi non ho mai fatto, quando bevo il caffè e non mi piace com'è venuto ma faccio finta che sia il migliore mai assaggiato, quando mi sveglio e ho una canzone di merda in testa e me la porto dietro per tutta la giornata, quando cade una foto e tu nemmeno ti accorgi che l'avevi appesa e che però poi non ti manca- perchè è vero che delle volte le cose che ti mancano sono quelle che non hai mai avuto o vissuto, non quelle che hai avuto anche solo per un po', perchè è una cosa strana, è uno strano desiderio, una strana nostalgia, una strana sensazione- perchè quando riesci a non pensare, a stare zitto, a non sentire quella vocina nel cervello che serve giusto per farci compagnia, per far finta di parlare con qualcuno quando siamo soli in un letto, quando non dormi e non vuoi alzarti perchè niente diventa importante, offendendo la vita, offendendo un dono -perchè è proprio per questo che l'oggi, l'adesso, è un dono. non si chiamerebbe presente, altrimenti- offendendo il sole, offendendo il tempo e il mondo che non restano pazienti ad aspettare te, perchè non sei nessuno, perchè è più facile essere nessuno che non esser qualcuno, è più facile sentirsi morire dentro che non vivere, è più facile piangere che non ridere quando piove e c'è il sole, è più facile restare a letto che non alzarsi e guardarsi allo specchio. Perchè quando guardi fuori e non sai se resterai in questa città. Quando trovi un posto, che diventa il tuo di posto e non vuoi andare via, e già pensi a come e quando arredare una casa tua, che puoi dire che è tua veramente -perchè quanto sarà bello poter dire "è mia". è mia questa casa, è mio questo amore, è mio questo affetto, è mia questa creazione, è mia questa idea-quando ti guardi intorno e ti dici che è questo quello che vuoi fare. Che sai chi vuoi diventare.
Io è in quei momenti lì che sogno, che sono, che vivo.

13 novembre 2009

Pomeriggio di nebbia

Come quando disegni qualcosa, uno scarabocchio, un segno di grafite su un foglio, su un tavolo, su una qualunque superficie e non sai perchè, non sai cosa voleva essere.
Come quando apri una busta di patatine o cioccolatini, che non sai perchè stai mangiando ma hai forse fame, forse noia, forse compagnia.
Come quando fumi e hai appena spento l'ultima sigaretta. Forse per avere le mani impegnati, forse per fingere che la pausa duri di più.
Come quando piove e c'è il sole.
Ci sono alcune cose che non sai come mai le fai. Ma, ed è assurdamente bello, le fai. Non trovi il senso in tante cose. Ma forse, se le fai, in quel momento un motivo ce l'hanno, seppur tutto loro.

Ho sfogliato di nuovo un libro che mi piace, di Baricco.
Lui sì, che ha un senso. Lui sì che DEVE stare sulla mia scrivania. Mi ero dimenticata di quanto mi avesse fatto sorridere questo pezzo. E anche riflettere.

"Quello che hanno scoperto con scientifica sicurezza a forza di studiare i fiumi, tutti i fiumi, hanno scoperto che non sono matti, è la loro natura di fiumi che li obbliga a quel girovagare continuo, e perfino esatto, tanto che tutti, dico tutti, alla fine navigano una strada tre volte più lunga del necessario, anzi, per essere esatti, tre volte virgola quattordici, giuro, il famoso pi greco, non ci volevo credere in effetti, ma pare che sia proprio così, devi prendere la loro distanza dal mare, moltiplicarla per pi greco e hai la lunghezza della strada che effettivamente fanno, il che, ho pensato, è una gran figata, perchè, ho pensato, c'è una regola per loro vuoi che non ci sia per noi, voglio dire il meno che ti puoi aspettare, è che anche per noi sia più o meno lo stesso, e che tutto questo sbandare da una parte e dall'altra, come se fossimo matti, o peggio smarriti, in realtà è il nostro modo di andare dritti, modo scientificamente esatto, e per così dire già preordinato, benchè indubbiamente simile a una sequenza disordinata di errori, o ripensamenti, ma solo in apparenza, perchè in realtà è solo semplicemente il nostro modo di andare dove dobbiamo andare, il modo che è specificatamente nostro, la nostra natura per così dire, cosa volevo dire?, quella storia dei fiumi sì, è una storia che se ci pensi è rassicurante, io la trovo molto rassicurante, che ci sia una regola oggettiva dietro a tutte lenostre stupidate, è una cosa rassicurante, tanto che o deciso di crederci, e allora, ecco, quel che volevo dire è che mi fa male vederti navigare curve da schifo come quella di Couverney, ma dovessi anche andare ogni volta a guardare un fiume, ogni volta, per ricordarmelo, io sempre penserò che è giusto così, e che fai bene ad andare, per quanto solo a dirlo,mi venga da spaccarti la testa, ma voglio che tu vada, e sono felice che tu vada, sei un fiume forte, non ti perderai."

7 novembre 2009

E sorridere.

Notwist- Consequence
Pioggia.
Sigaretta.
Fame.
Stomaco chiuso.
Inverno.
Ricordi.
Cellulare spento...

2 novembre 2009

In un giorno di pioggia.

"..E un bicchiere elevato al cielo d'Irlanda e alle nuvole gonfie.
Un brindisi anche agli gnomi e alle fate."

In alto i bicchieri e in basso i pensieri.
Prosit.
Alle giornate di pioggia che bagnano la nostalgia per qualcosa che c'è stato e per quella nostalgia strana e buffa per qualcosa che ancora deve esserci.
Alle giornate in cui sembra tutto difficile da raggiungere.
Alle amicizie che pensavi fossero più di qualche pranzo e un regalo di Natale e invece, sono state come un antipasto fugace che mangi affamato prima di cena: indispensabili al momento ma poi tristemente miseri.
Alle amicizie, di quelle che se ti serve una mano sono già sotto il tuo portone. Di quelle che sono poche, poche come le sigarette alla fine di una giornata nervosa. Ma che fumi fino all'ultima con gusto.
Ai viaggi senza biglietto, a quelli senza bussola, a quelli senza speranza, a quelli senza meta.
Alle lacrime, di quelle che scivolano via e ti batte più forte il cuore, di quelle che bagnano il cuscino, di quelle che vorresti uscire per confonderle con la pioggia. Quelle di gioia, quelle di tristezza. Quelle senza motivo, come un bicchiere colmo d'acqua.
Ai libri, che quelli più belli li hai letti in un giorno in cui non sapevi che fare, magari in una libreria antica con vecchi manoscritti che costavano 200Lire. Ai libri, che i più belli li hai letti al posto del libro di Fisica o quella notte che ti sentivi solo. Ai libri che ti hanno lasciato dentro una frase, o un pensiero che hai condiviso e che magari è anche diventato il mantra della tua semplice esistenza.
Alla luna, come non brindare a lei, che è sempre pronta a riflettersi negli occhi malinconici di un'insonne che non ha voglia di pensare, almeno una volta.
Alle notti, che tutto è più tuo, che tutto urla in un assordante silenzio, che giochi a nascondino con Morfeo e ti diverte nasconderti in quel mantello oscuro dei tuoi mali, delle tue disperazioni, delle tue felicità, dei tuoi sorrisi.
All'amore, di quello che fa male, di quello che ti riempie, che ti scioglie, che ti allontana, che ti unisce, che racconti, che inizia, che resta immobile, che cambia, che ti fa sorridere, che ti devasta, che ti fa impazzire, che aspetti, che superi, che fuggi. Quegli amori lì, magari sbagliati, magari giusti, quelli in cui credi e quelli a cui non fai più caso.
Alla persona a cui vuoi bene, perchè si sa, ognuno ne ha una a cui ne vuole tanto. Una che, non sai perchè, ma sai che è dentro di te. Una sorta di tatuaggio indelebile sulla superficie dell'anima.
Ai momenti in cui oltre un bicchiere di vino rosso e una sigaretta, cercando le stelle nascoste dalle nuvole, forse non vuoi null'altro.
Alla pioggia, e all'inevitabile velo di tristezza che porta un po' con sè.

16 ottobre 2009

"Non porto in nessun posto, io sono un posto".

"Sarebbe tutto più semplice se non ti avessero inculcato questa storia del finire da qualche parte,
se solo ti avessero insegnato, piuttosto, a essere felice restando immobile.
Tutte quelle storie sulla tua strada.
Trovare la tua strada.
Andare per la tua strada.
Magari invece siamo fatti per vivere in una piazza, o in un giardino pubblico,
fermi lì,
a far passare la vita,
magari siamo un crocicchio,
il mondo ha bisogno che stiamo fermi, sarebbe un disastro se solo ce ne andassimo, a un certo punto, per la nostra nostra,
quale strada?
Sono gli altri le strade, io sono una piazza, non porto in nessun posto,
io sono un posto."
A.Baricco
A me di tanto viene da pensarlo.
Viene da pensare che forse è bene non girarsi, che forse non servono a nulla tante cose che in un momento preciso sembrano le migliori da fare.
Viene da pensare che incontro certe persone e guardandole penso che "sono loro il luogo in cui vorrei fermarmi". Anche se poi mi sbaglio. Anche se poi non mi vogliono e mi allontanano da loro stessi. Senza un motivo preciso. Perchè distanziandosi, forse, si pensa che si riesce a controllare, a dimenticare. Chissà se poi è davvero così. Chissà se sono solo quelle cose che ci s'inventa per mentirsi, dicendosi "Va bene così". Una sorta di effetto placebo dell'anima.
Che cose buffe, la vita e tutto ciò che essa racchiude nel suo cerchio.
Ma quando io non mi chiedo che significato abbia la vita, ma io, solo il mio significato, la risposta perchè non la so lo stesso?
I viaggi mi fanno sempre un certo effetto, all'arrivo. Sarà la scorpacciata di passeggeri e paesaggi, sarà che sono sempre pronta per l'ennesimo ritorno, ovunque sia, sarà che è inverno e ho il raffreddore, sarà che non voglio vedere certe persone e ascoltarne altre, sarà che a volte ho bisogno di chiedermi tante e troppe cose..
Oggi è un po' così.

11 settembre 2009

L'impazienza del ritardatario

A volte ho voglia di sapere oggi quello che sarà del domani. Non importa che sia il mio, va bene un domani di chiunque. Perchè, da buona ritardataria, detesto aspettare.
Vorrei essere un indovino, ma non quello del calendario -Frate Indovino, si chiama così, no?- Uno serio. E non di quelli che se bussano alla porta chiedono:"Chi è?".
Vorrei a volte sapere prima del tempo quello che mi capiterà, togliendo magia e voglia di vivere sicuramente, ma sapendo in anteprima tutto, le cose belle e le cose brutte.

Mi ritrovo che sono con l'acqua alla gola per un esame, tanto per cambiare, e vorrei sapere se queste nottate servono a qualcosa. Perchè se dovessi essere bocciata, io ora me ne andrei a dormire.

A volte ho come l'impressione che siamo tutti su una spiaggia a costruire castelli, a far buche per cercare l'acqua, a imprimere con più o meno forza le orme del nostro passaggio. Poi arriva un'onda e tutto potrebbe sembrare uguale, invece ogni cosa è cambiata (citazione libera di Baricco).
Una parola, un discorso, una dispensa da studiare, un sì e un no che ti cambierebbe la vita.

So esattamente quello che voglio fare e a volte mi chiedo se volere corrisponde a un potere.
Ed è strano il dover avere le idee chiare quando qualche anno fa sembrava tutto così lontano. Quel permettersi di non pensarci, in un tempo in cui si godono i diritti e si è ancora troppo piccoli per i doveri. Poi, inesorabilmente, ti trovi solo. Che capisci valori di quelle cose con cui avrai sempre a che fare. Che siano soldi, amicizie, amori, passioni.

Io qui a Firenze, di notte, spesso mi sento coraggiosa.
Ho abbandonato una dolce gabbia dorata che mi faceva sentire amata da tutti per prendere in mano la mia vita, perdendomi in vizi, peccati, rimorsi, malinconie, lacrime. Ubriacandomi di una città che mi ha fatto sentire più piccola di quel che sono. Per decidere io di me. Per confrontarmi con il mondo e stando sola, con tanti progetti e qualche sogno.

...Questo esame mi sta deprimendo e facendomi uscire fuori dalle righe.
Spero ne valga la pena. Spero ne valga davvero la pena..

1 settembre 2009

A me le Marlboro rosse fanno male.

Vai via per giorni, per mesi. Poi torni, ritorni. E in una piccola parte di te avverti come la sensazione che sia passata solo qualche ora dall'ultima volta che eri seduta su questa sedia, a questa scrivania, con questa luce.
Forse non sono mai andata via, nè da qui, nè da nessun'altra parte al mondo.
Il profumo del bagnoschiuma che uso qui contrasta con la canzone che ascoltavo sempre prima di uscire a bere Lambrusco in una parte disparata di un paese di provincia.

E' stato bello vedere che le mie cose, hanno il mio "ordine", ancora. Ma appena entrata mi sono girata attorno. Mi sono vista allo specchio. Ho guardato le foto appese, qualche disegno ben riuscito. I libri. Fuori dalla finestra.
E per una frazione di secondo era come se quella camera non fosse stata mai mia. E per un attimo ho dimenticato chi fossi realmente.

Poi ritornano quelle piccole abitudini.
Quei rituali banali che hai inventato per giustificare quella pausa troppo lunga. Quei rituali che fai solo qui. Quelle cose che fai ti fanno stare bene.
Quella sensazione di libertà. Quello "sticazzi" applicato in pieno.

E ora, che sono quasi 3 giorni che sono di nuovo qui, mi sembra di non essere andata mai via. Che sono sempre stata qui in fondo ma con i soliti, cari, vecchi pezzetti di cuore lasciati in un giardino, in un bicchiere di Lambrusco, nel sorriso dei genitori, negli spuntini di notte con un fratello, nel discorso di un amico, in una notte rosa e in una bianca che poi basta che ci siano le persone giuste che mi dimentico anche del Martini bianco, in una risata.
In una nostalgia.

22 agosto 2009

"Quando fuggi da un paese di 15.000 abitanti, in realtà vuoi fuggire solo da te stesso."


Le cose che mi mancheranno a Firenze saranno molteplici, come ogni volta che mi tuffo in un passato che molto probabilmente non sarà mai futuro, ma certamente sempre presente.


Mi mancherà uscire in ritardo e fare la solita salita per arrivare alla farmacia o al Torelli.

Mi mancherà il caffè, che qui ti danno caffè e bicchiere d'acqua leggermente frizzante e costa sempre 0.80 Euro.

Mi mancherà il caldo e la palma immobile del giardino anche di notte.

Mi mancherà il Fitz dove non vado mai.

Mi mancherà la stradina del BarBlu che anche senza signora resta la migliore per fumare.

Mi mancherà il piatto pronto in tavola.

Mi mancherà dire ai miei:"No, non fumo e non bevo quando esco. Tranne rare eccezioni".

Mi mancherà il Barrett.

Mi mancherà il Lambrusco al santuario.

Mi mancherà l'alba sul mare.

Mi mancherà l'apatia.

Mi mancherà Ale, che ogni parola è una gaffe.

Mi mancherà G'sè, che con lui la Notte Rosa è stata inaspettata.

Mi mancherà Michele, che ogni foto è in posa. Il falò con lui. E l'alba con lui accanto che mi ha coperta con il suo asciugamano perchè mentre dormivo mi ha sentita tremare.

Mi mancherà Specchio, che anche se finiamo gli argomenti, parliamo sempre.

Mi mancherà De' e i suoi momenti di nervosismo.

Mi mancherà Giusi per le risate.

Mi mancherà Giusy per le innumerevoli foto.

Mi mancherà Giaciu per i ricordi del liceo.

Mi mancherà andare in cucina e trovare mia madre che mi chiede cose.

Mi mancherà andare in mansarda per prendere un dvd e trovare mio padre che mi sorride.

Mi mancherà avere mio fratello alla mia destra mentre siamo a pranzo.

Mi mancherà aspettare la notte per fumare sul balcone.


E io lo so che parlo, parlo, parlo della mia voglia di fuggire, dico che non tornerò mai più qui, mai più per viverci, però poi capitano sere un po' così, capitano che ti dicono parole forti e un po' grandi, e sì, continuo a voler andar via. Ma vado così spesso via anche perchè poi so che è questo il posto in cui torno sempre.

13 agosto 2009

Come quando hai un buco allo stomaco ma nn hai fame.

E' una sensazione strana.
Un'irrequietezza particolare.
Forse solo uno sbalzo ormonale, chi lo sa.

Tanti e troppi volti in questa estate e un pensiero che è sempre altrove. Un pensiero che sempre fugge via.
Un corpo che è qui, una mente che vola. Lontano.
Una voglia che è distante. Ma sempre presente.

Forse è paura. Forse è che qui mi sento più persa in confronto di altri luoghi. Forse è che ci sono percorsi che vorrei seguire ma che non me ne danno il modo. O che semplicemente non voglio trovare.
[...Un angolo piatto che gira,
quest'anima dolce e cattiva che dice:" Guardami"...]
E' una vita che è chiusa in queste quattro mura.
Una vita intera.
Una vita che prende delle pause.
Una vita che forse è sempre nel posto sbagliato.
[..Ti puoi nascondere o giocare con chi vuoi]
Quante parole, Martini e pezzi di pizza. Discorsi sui misteri, discorsi sui mestieri. Un gradino e un giardino.
Un futuro incerto. Un passato con quella porta socchiusa. Con cose che cambieresti e non rifaresti.
[..Respirerò l'odore dei granai.
Pace per chi ci sarà.]
Poi ti siedi. Quando non senti più le voci. Niente più risate. Niente di niente. Il ticchettìo di una sveglia che non viene puntata più da troppo tempo. Il letto diventa un prato e il soffitto un cielo.
Tu con una spiga o un filo d'erba in bocca, che sa unpo' di Battisti, un po' di solitudine.
[...E tu dici La Vita.
...Una bussola, dovevi almeno portarla con te.
Una bussola.
Potevi almeno spiegarmelo come si usa una bussola.]
-Le frasi nelle parentesi quadre sono di De Gregori-

9 agosto 2009

I misteri di Internet

Ma se tipo io scrivessi qualcosa come SESSO o CACCA o ARMADILLO, quando la gente digita su Google queste parole esce anche il mio blog tra le varie pagine?

1 agosto 2009

"Gli amici sono la famiglia che scegliamo per noi stessi"


La odierei la nostalgia, se non mi desse quell'amara e adorabile sensazione di una stretta al cuore.

Basta una foto. A volte un semplice pensiero. E mi chiedo quale sia il mio posto realmente, nel mondo.



Ho un sapore misto di Martini e sigaretta. Le solite chiacchiere, le solite risate, il solito Martini, la solita oliva, uno dei tanti bar. E poi. Le persone. Le persone che cambiano. Io che non sono mai la stessa. Uguale solo nel ritardo, forse, in tutto. Uguale solo nel fare fotografie. Al mare, agli sguardi, a un sorriso, agli amici, a me. Come una testimonianza di un buffo viaggio. Come un ricordo di qualcosa che non sai se ci sarà ancora. Come una certezza che c'eri, che in quel momento stavi vivendo e anche sorridendo. Come il fermare il tempo, perchè sai che è inesorabilmente frettoloso.


Poi torni a casa. Ascolti una canzone. Metti qualche nuova foto nella cartella "Foto da stampare". Ricordi una giornata e una notte, una persona e poi ancora un'altra, una piazza e una vodka, una cena e una festa, un viaggio e una casa. E ti chiedi dove sei, adesso. Chi sei tra quelle te in foto. Chi vorresti essere. Chi sarai e cosa. E quando. Chi ti accompagnerà negli anni.

Ti chiedi se tutto ciò è solo un passaggio, un curioso autostop. Ti chiedi se tutto ciò ci sarà un giorno, tra anni. Ti chiedi chi sarà ancora al tuo fianco.

Io non lo so.

Ma so che compagni di viaggio migliori non potevo avere.


["Non lo so se la mia vita è felice, ma so che mi piace".

E molto.]



Oggi ho visto troppe fotografie...

24 luglio 2009

Avevo sonno, giuro che erano le 00.00 e già mi stavo addormentando.
Però la natura ha fatto di tutto per farmi alzare. Anzi, in realtà ha fatto ben poco. Ha solo alzato la sua temperatura e fatto entrare una simpatica zanzara iperattiva. E un gatto in giardino che non la smette di far innervosire il bassotto del piano di sotto.
Non credo sia destino dormire la notte, ahimè.

Oggi sono stata negativamente colpita dal falso perbenismo della gente. Una foto o una storia può davvero far sgranare gli occhi? Tutti pronti ad alzare l'indice con il sopracciglio che corona uno sguardo di disappunto. E poi loro sono i primi ad avere determinate nomee non molto positive o i primi a regalare giochi da psicopatici, rinchiudendo ragazzini in una camera fatta di mostri e finti eroi, dove il più bravo è quello che riesce a uccidere più persone. Però, minchia, la parolaccia non si scrive, no. Non si dice al ragazzino che già a 14 anni si ubriaca vomitando l'anima e quant'altro. Però uno scatto non si pubblica su Fb.
In una società dove anche sulla descrizione di un deodorante ci sono evidenti richiami sessuali (e non sono proibiti ai minori di 16 anni), in una società in cui un programma in prima serata e che sia comico si sente almeno una parolaccia (e a quell'ora i ragazzini sono ancora svegli), in una società dove le cose oscene ne sono tante, comprese abitudini, usi e soprattutto costumi, si può mai avere il coraggio di dire "Non si fa"? Non è incoerente? Non è forse anche bigotto? Come chi dice che "Eh, ma io certe cose non le faccio. Sai sono della vecchia scuola. In più cattolico." Mi chiedo sempre se scopano solo per procreare e solo dopo il matrimonio.
Quante immagini contorte vediamo? Quanti messaggi subliminali facciamo passare a tutte le ore? E quante volte facciamo finta di niente, come fossero mendicanti vicino la Coop?
Io trovo tutto ciò ipocrita. Altamente ipocrita. E quasi sorrido. Perchè nessuno sa di chi è la colpa, nessuno se la vuole assumere. Perchè l'evoluzione, così come il regresso, siamo noi a provocarlo, noi tutti in un modo o nell'altro senza santi nè dei, ma abbiamo paura quando qualcuno ritrae uno spicchio di una realtà più forte, magari più duro, ma anche più vero. E mi sembra come il bambino che dice "Non sono stato io" nonostante abbia le mani piene di marmellata. Ad un bambino lo perdono. Ma agli uomini e alle giovani donne che credono che togliendo piccole cose (che gravi neanche sono) si sentono meglio, apposto con la propria coscienza provata e illusa, no, non comprendo. Rispetto totalmente ma non capisco.
Ci troviamo in un momento in cui chiudendo i locali alle 2non è detto che i giovani smettono di bere. Scrivendo "Il fumo uccide" non mi sembra che la gente abbia smesso di fumare. La cosa assurda è che prima compriamo il bicchiere colmandolo di latte, esagerando, facendolo sdrabordare, poi lo rovesciamo, gurdiamo come si rompe, inerti, e solo quando il latte inizia a macchiare il tappeto puliamo. Un tappeto che abbiamo cucito noi. Un finto persiano. Cosa voglio dire? Che siamo stati bravi tutti a crogiolarci in qualcosa che era nuovo, poi la cosa degenera, ci tocca un pò più da vicino e abbiamo paura di dire a noi stessi che abbiamo sbagliato. E chiudiamo gli occhi. Perchè una foto magari ritrae una parte di te che sai che c'è, te lo dicono e non ascolti, ma quando sei tu la prima a vedertici allora ti spaventi.

'gnamooo!

Oh, oggi sono nervosa perchè è il 25 del mese e perchè avevo sonno e le condizioni climatiche e la fauna della camera nonchè della casa non mi hanno permesso di dormire -e la cosa mi rattrista perchè sarebbe stato un grande passo per me, dormire e regolarizzarmi- .Ho ucciso la zanzara.
Ma ho anche mangiato il gelato quindi sono dolce, adesso.

"...Sembra a volte che noi invecchiam subito..

Ma non è così.

Il tempo cammina piano nella nostra vita,

ma siamo noi che lo facciam passare

senza usarlo."

(Michele P. in un sms)

10 luglio 2009

voglio il dono dell'ubiquità.

Mi piacciono i temporali notturni.
Mi piace che è notte e ci sono i fulmini che dividono il cielo in tonalità di viola, un viola strano.

La temperatura si è abbassata e i tuoni si fanno sempre più vicini. Sembrano grida.
Il vento si alza e gli alberi si muovono in una sensuale danza spaventosa e dinamica. Una coreografia di fruscii e gocce grandi come noci.

Non voglio essere una sorta di bollettino metereologico, stanotte.
Ma questo tempo mi sa di Settembre, di Ottobre.

Mi sembra che devo rifare la mia valigia -che ormai non riesco mai a disfarla, neanche ora che so che ritorno tra almeno un mese.ho tolto qualche maglia, un paio di camicie, ma il resto è ancora tutto lì. credo voglia dire qualcosa, credo significhi molte cose- che magari questa è l'ultima settimana e mi devo ricordare di salutare i vecchi amici.
Mi sembra che devo fare l'ennesimo biglietto e guardare dal finestrino mio padre che aspetta il treno che parte.
Mi sembra che sono pronta per ritornare a, buffo dirlo, casa.
So che è questa la mia vera casa, so che qui sto bene, so che ogni volta sembra di intrufolarmi in un cassetto della memoria, tra ricordi e vecchi amici che continuano a cambiare come te e con te, anche se a km di distanza. So che qui avrò sempre un sorriso in più, la Coca Cola che mia madre non mi fa mancare mai, anche -e soprattutto- rimproveri. So che qui io sto bene e tutto sommato sono felice.
Ma so anche che mi manca molto della mia vita in una città fatta di piazze e accademia. E non solo per i miei ritmi che a Firenze sono del tutto sfalsati, compresa la mia dieta che si traduce in caffè, pranzo delle 17 e cena alle 23 e una buona notte quando fuori è già giorno. Ma per il resto.
Per la spesa che sennò chiude. Per le mie amiche che "andiamo a prendere qualcosa da bere". Per i Borgiamici e Kung Fu Gigio Tontolo che parla sempre. Per i pranzi aglio olio e peperoncino che mi scoccia uscire. Per una sigaretta quando avevi deciso di smettere di fumare. Per la malinconia, anche. Per la nostalgia che mi viene guardando i miei su skype. Per il dispiacere di quando mi sento dire da Desy o da mia madre o da mio padre "mi manchi" "speriamo di vederti presto" "ti voglio bene".

E ora piove. Tanto. Un cielo di Niagara.


E ora non vorrei essere qui.








Voglio il dono dell'ubiquità. Anche perchè così, nel 2012, una metà di me sarà qui, l'altra a Firenze.

5 luglio 2009

E' che quando si ritorna anche in quella che è casa tua, c'è sempre un pò di tristezza.
Perchè è ogni volta un pò come essere ospiti. Essere ospiti in casa propria è una situazione paradossale.
E' un ritorno in un mondo che senti sempre più lontano. Un mondo che sa sempre meno di te. Un mondo da cui hai scelto di scendere. Un mondo che non è tuo, non del tutto.
E' un mondo che hai già trovato pronto e dopo che ne hai costruito uno tuo, altrove, a tuo piacimento e più adatto al tuo ego che a volte cresce, altre volte scompare, avverti mille differenze. Differenze che sembreranno invalicabili. O magari no. Ma saranno comunque differenze.
Per questo non sai come andrà.
Non sai mai come troverai ciò che hai lasciato. Poi magari ti accorgi che non hai lasciato proprio niente e trovi il vuoto. O ti rendi conto di aver lasciato tutto e ti chiedi come ne hai fatto a meno e perchè stavi bene ugualmente.
Trovi un posto che non riconosci. Un posto che non è tuo, non più. Un posto dove manca ciò che in un modo o nell'altro hai, tra una lacrima e un sorriso, più o meno bene, più o meno fragilmente, messo su. Mattoncino dopo mattoncino.
Un posto in cui a volte vuoi tornare ma da cui spesso scappi.
Un mese, forse due, non sono tanti. Ma saranno lunghi. Per me, che lascio sempre brandelli ovunque. Che lascio o troppo o troppo poco. Io. Io che odio anche solo la parola lasciare, separare, perdere.
Ecco.
Io detesto tutto ciò.


Ho una strana sensazione addosso, che non mi piace.

16 giugno 2009

Oggi sono felice perchè esiste la Felicità.

Ma qualcuno ha mai fatto caso che quando succede qualcosa che rende veramente felici -ma di quella felicità che senti il cuore che pare balli una samba, quella felicità che il sorriso occupa i 3/4 del viso, quella felicità che è come quando è mattina e apri la finestra e fuori c'è il sole e l'aria è delicatamente fresca- apriamo un pò di più gli occhi?
Provateci.
Pensate a una sorpresa. A un regalo. Pensate a un dono improvviso. A un desiderio avverato quando non te l'aspettavi. A un fiore che cresce. A un piatto di cannelloni. A qualunque cosa insomma, meglio se inattesa, che vi rende felici, anzi, Felici.
Fateci caso.
Il respiro si ferma un istante. E gli occhi si aprono un pò di più.
Io credo che il motivo è chiaro e semplice. Ci ho pensato poco fa.

E' come se volessimo far entrare il più profondamente possibile questa sensazione. Per sentirla dentro, farla attaccare all'ego più intimo, così da sapere che c'è stata, anche quando sparirà. Perchè più la riponiamo bene, più la nascondiamo nel cantuccio dell'anima, più sarà preziosa. Come quando respiriamo.
Più il respiro è profondo, più ci accorgiamo che siamo alla perenne ricerca dell'aria giusta e magari l'abbiamo trovata ed è già attaccata dentro, un pò ai polmoni, un pò nel sangue.
E secondo me, la Felicità è una delle cose più belle e importanti.
Più della luna.

E vorrei tanto che ognuno, oggi o domani o sempre o per sempre, ci faccia caso, che ci provaste. Che provaste a esser Felici dentro, basta anche solo un pò.
E noterete che aprite un pò di più gli occhi.






Ok, smetto di passare le notti in bianco.

10 giugno 2009

Trouble

Per coloro che si fanno tante domande senza trovare una risposta.
Per coloro che escono quando fuori c'è il sole e si sentono soli anche in mezzo la gente.
Per coloro che guardano la luna e cercano le stelle.
Per coloro che sono incazzati.
Per coloro che vengono giudicati per quello che non sono.
Per coloro che dovrebbero studiare e si ritrovano a parlare dei propri sogni fumando una sigaretta tra zanzare e Bacardi.
Per coloro che è vero che a volte gli amori fanno dei giri immensi e poi ritornano.
Per coloro che devono restituire cd e lettere di un amore ormai finito da tanto tempo.
Per coloro che hanno tutte le risposte ma non sanno la domanda giusta, perchè a volte, non è la soluzione che spaventa, ma il problema.
Per coloro che stanno nel letto con chi amano.
Per coloro che stanno nel letto con chi non amano.
Per coloro che amano.
Per coloro che piangono in silenzio.
Per coloro che scappano da se stessi e prendono aerei senza biglietto.
Per coloro che ridono senza un perchè.
Per coloro che hanno urlato la propria dignità.
Per coloro che l'hanno persa.
Per coloro che la perdono ogni notte.
Per coloro che hanno un figlio e non arrivano alla fine del mese.
Per coloro che hanno tutto e sono tristi.
Per coloro che annegano nell'ennesimo bicchiere di whiskey alla chiusura del bar dietro casa.
Per coloro che annegano nelle lacrime di un amante.
Per coloro che annaffiano amorevolmente una pianta, una qualsiasi.
Per coloro che si odiano.
Per coloro che perdonano.
Per coloro che non si perdonano.
Per coloro che non sanno cosa dire.
Per coloro che parlano troppo.
Per coloro che si perdono.
Per coloro che amano il mare di notte.
Per coloro che Ti-Proteggo-io.
Per coloro che hanno la corazza ma non si vede.
Per coloro che sono assonnati, che dormono, che non dormono mai, che la giornata inizia il pomeriggio, che ridono per un pigiama o per una buffa parola dialettale, che piangono per la fine di un film o per una canzone, che sognano sempre, che si alzano presto, che sanno sempre esattamente cosa fare, che non sanno mai come comportarsi, che arrosiscono a un complimento, che mangiano la pizza con le mani e sputano i noccioli delle olive abilmente, che si leccano le dita, che cucinano, che mettono troppo peperoncino, che sbagliano, che si ubriacano, che digiunano senza religioni.
A questa gente, io ora, dedicherei una canzone.

Trouble, dei Coldplay.

31 maggio 2009

Mi contatta un vecchio e caro amico su emmesseenne.
Ultimamente, forse dal post-Aquila, abbiamo diviso tanti Martini e Mojito, diverse vodke e birre.Tra una sigaretta e una chiacchiera.
Gli voglio bene.
Mi dice, a un certo punto:" Ma hai saputo?"
Io:"Cosa?"
Lui:"Eh...di G."
Io:"No, cosa?"
Lui:"Lunedì la mamma ha avuto un incidente in macchina."
Io:"Cavolo"
Lui:"E ora non c'è più."
Io:"...Merda."

E allora, ovvio che abbandono quelle stramaledettissime palline di pongo e lo snervante stop motion per sputare due parole.
Che non vorrei dirne nemmeno una.

Sì, perchè a me ste cose fanno rabbia.
A me fa rabbia se, sul colpo, da un momento all'altro, non rivedrò più qualcuno a cui voglio bene.
Perchè non è giusto.
Cioè, non dico che bisogna fare che, tipo, uno riceve una lettera dove c'è scritto "Ciao, sono Dio o uno che ne fa le veci. Senti, va bene se il giorno tot vieni via con me? facciamo alle ore tot? Tieniti pronto eh, non mi va che facciamo tardi" e, la lettera, arriva, chessò, un paio di settimane prima così uno ha tempo di fare tutto e salutare tutti. No. Però cavolo.
'Ste cose distruggono.
Muore un pò di te quando muore qualcuno a cui vuoi bene.
E...E boh.
Sono confusa.

Perchè si volerà pure in cielo, poi. Si diventerà pure angeli. Ci si reincarnerà pure. Qualunque cosa.
Ma, io da un momento all'altro non posso più abbracciare qualcuno. E allora sticazzi.
Allora se mi chiedo "Dove sei" io so solo rispondermi "Non più qui".
E... Fa male.

Proprio qualche notte fa ero lì a ripensare a chi ho voluto bene senza mai dirlo ai diretti interessati.
E proprio questa notte starò a vedere un'altra notte che scende. E a quanto la vita sia estremamente brava a strapparti via chi ami senza alcun preavviso.

E domani a Giovi dirò che sì, lei starà sempre con lui e lui la vedrà e sentirà ovunque ma...vaffanculo.
Vorrei dire qualcosa di utile e magari anche straziante ma...No, non mi viene niente.
Mi dispiace.

29 maggio 2009

Dove vanno le cose che perdi?

"Mi sembra che al mondo, esistano tante storie sospese...
E che si perdono per strada."
Italo Calvino
Per un attimo ho pensato che fossero lacrime quelle che cadevano dal cielo, stasera.
Poi ho ripensato a oggi e ho capito che era pioggia vera.
Perchè le lacrime sono già scese, tempo fa. E non si disperdono su un cuscino da veramente tanto tempo ormai. Quando ero troppo felice. Quando ero troppo triste. Lontana. Malinconica. Orgogliosa. Fiera. E ora no, non c'è motivo che scorrano. Nemmeno se fosse nuvoloso.
Mi sono svegliata relativamente presto. C'era il sole. C'era il vento. Come al solito il rimmel ha coperto una notte meno insonne del solito.
Sono arrivata a lezione tardi perchè non mi andava di correre. Non questa volta.
Il mio professore ha gli occhi chiari che col sole sembrano di vetro. Mi piace che abbia riso per la mia buffa e azzardata parodia su Shakespeare. Ha un bel modo di ridere. Le rughe che raccontano e testimoniano i suoi tanti anni, raddoppiano intorno gli occhi e arrossisce leggermente. La sua voce mi ricorda di viaggi invernali. Di quando le 17 era già quasi buio e usciva il fumo dalla bocca per il freddo. Mi ricorda di momenti lontani. Di notti antiche che forse non si ripeteranno più. Mi ricorda le meravigliosi notti trascorse su un soppalco. I pomeriggi bagnati su un divano. Rubrik e la sigaretta alla finestra. China Martini e 4 salti in padella. E la voglia di non staccarsi mai che ancora conservo gelosamente e che ancora possiedo.
Oggi ho deciso che mi laureo con lui, probabilmente.
Sono poi stata, praticamente tutto il giorno, con un'amica che parla come il Vernacoliere a volte, deh. Mi è simpatica da sempre anche se non ricordo come l'ho conosciuta. Ha una casa da sogno. E due tette enormi che invidio. Mi piace perchè mi racconta di tutto. Mi racconta il suo passato. Come se mi conoscesse da sempre ma non ci fossimo viste per anni. Come se avessi perso le puntate della sua giovinezza.
Abbiamo fatto merenda e s'è aggiunto anche il padre. E pensavo al mio. Al mio che non c'è. Che quando faccio qualcosa penso "Ora glielo mando via mail" quando vorrei che fosse nella stanza accanto, a volte.
L'indipendenza allontana a volte. E i sogni rendono soli, spesso.
Da domani iniziano giorni intensi. Ho deciso così.
Ho voglia di correre. No, non per scappare, non stavolta. Solo correre.
E vorrei andare. Andare e rubare pezzi di anime. Rubare sguardi e sorrisi. Rubare la leggerezza e l'incoscenza. Rubare quella spensieratezza che sto perdendo. Rubare la voglia di andare ad una festa nonostante devo studiare giorno e notte, che non ho. Rubare ciò che potrei perdere, che ho perso, che sto perdendo. Rubare i miei passati 19 anni, che ora già mi ritrovo a dire:"Io alla tua età..". Rubare ancora una volta quelle parole arrivate troppo tardi. Rubare quell'ultimo saluto che era un lamento, su un letto straziante. Rubare quello stupido:"Ciao" detto per strada prima che morisse e che ora è una delle cose più importante che ricordi. Rubare ancora la sua maglia "Mi piace-La vuoi?-Maddai mi andrà grande-Te la porto domani lavata-Vabè mica puzzi-Eh saprà di erba e sigarette-Allora me la porti domani-E' tua"e ritrovarla, perchè ce l'ho ancora da qualche parte ma ho rimosso dove l'abbia messa. Stupidamente. Come se ci fosse bisogno di una maglia, poi, per ricordarsi qualcuno che è andato via per sempre. Rubare la follia di cambiare da un momento all'altro; cambiare capelli e città, così, nel giro di 4 ore.
Vorrei rubare ciò che non ho.
No.
Non posso comprarla.
Ciò che vorrei veramente, un prezzo, davvero non ce l'ha. E se ce l'avesse, sarebbe troppo costoso, anche per Bill Gates.

7 maggio 2009

Tristezza di un Clown


Tristezza di una maschera.

Lo lessi tempo fa quel libro. Mi ricordo che era mi era piaciuto. E che subito dopo lessi Chiedi alla Polvere che mi piacque mille volte di più.


Il giovedì è un giorno che qui a Firenze mi piace tanto.

Perchè la settimana non è appena iniziata e non è ancora finita. Perchè mi piace la lezione di Storia dell'Arte. Perchè mi piace passare sotto i portici di P.zza della Repubblica e vedere il mercatino dei fiori. Tanti fiori e piante. Tra colori e boccioli. Perchè sono tanti giovedì che ormai c'è un caldo sole anche alle 9 del mattino.


Ma.

C'era un mimo che si truccava.Lento.Un fiore ai suoi piedi.Tanta di quella cipria che poteva incolpare quella polvere per gli occhi lucidi. Quella polvere da geisha senza kimono.

Occhi lontani. Più lontani del pavimento su cui si posavano.E con un rossetto, rosso, rosso come la rabbia, rosso come Venere, rosso come Otello, rosso come il sole al tramonto,rosso come il sangue, rosso come la passione, rosso come la carne.Un rosso così. E si disegnava un sorriso.

E mi sembrava una lama sottile quel pennello con cui, con una maestria e precisione impressionante, avrebbe recitato la sua parte, anche oggi.Una lama che tagliava un pò il cuore e non si sarebbe capito dove iniziava un rosso e finiva l'altro.


Poi m'ha guardato.

Uno sguardo di chi è stato scoperto.Di chi ti chiede di non dirlo a nessuno.Di chi vorrebbe dirti di andartene via.Di chi avrebbe avuto scie nere sulle gote da un momento all'altro.



Per me, non c'è cosa più struggente di un mimo triste.


Domani vorrei vedere come sta.

Anche se so che non lo troverò.

Aveva lo sguardo deciso, insicuro e malinconico di una partenza senza ritorno.
Il disegno è mio, ma non l'ho inventato. Ma la foto originale era veramente somigliante a lui. L'ho disegnato perchè stasera volevo ricordarmi di quanto un sorriso disegnato non significhi esser felici.
E lui non lo sa, ma io gli ho visto scendere quella lacrima prima che nascesse.

28 aprile 2009

Un prato di stelle

"Buonanotte piccola figlia della luna.
Chissà se anche tu,come diceva Shakespeare,
quando ti avvicini troppo alla terra fai impazzire tutti."
(Giovi,in un sms)
Ho comprato un fiore.
Di lana cotta.
Una margheritina.
Ce l'ho ancora tra i capelli ed è come esser innocente e graziosa.Come quando da piccole ci mettevano le ciligie sulle orecchie come fossero orecchini.Queste cose così.Un pò per esser di nuovo bambina.Un pò per sorridere ancora di più.Se fosse mai possibile sorridere ancora di più,oggi.
Poi pioveva.
E quella margheritina rendeva tutto più primavera.
E poi ho preso quattro ciondolini.
Sono stelle.Piccole piccole.Ma sapessi come brillano quando le guardo.Come sono calde.
E io le stelle, le porto sempre con me.Dentro.
Le porterò in un tatuaggio.Le porto al braccio.
E mi ci perdo dentro.Cucinando pasta alle verdure.Anche.

24 aprile 2009

Certe cose allora, esistono davvero!

Jeans, Superga, maglione e i soliti occhialoni da sole.
Un saluto a Tontolo, il mio portinaio, che parla parla parla parla mentre io dico che ho fretta.

Sì ho fretta di andare a comprare delle arance. Ho un disperato bisogno di vitamina C.

Solo che.

Ci sono troppi negozi d'abbigliamento sulla via per arrivare alla Conad da casa mia.
Sono pur sempre una donna. Una donna terribilmente triste e debilitata da un fastidioso raffreddore. Una donna che ha lasciato da poco la sua famiglia per ritornare in una città lontana. Una donna che ha già comprato, nonchè iniziato a leggere, i libri di St.dell'Arte per l'esame. Una donna che ha sbagliato solo una domanda su 30 ad un esame. Una donna che era in compagnia solo di dispettosi virus e tachipirine in questi giorni. Una donna che, da quando è ritornata, non ha comprato niente a parte lo shampoo e il pane.
Una donna insomma, che di scuse se ne sa trovare tante per giustificare QUELL'ADORABILE TUTINA NERA ALLA TURCA.
Da brava osservatrice di Glamour e Cosmopolitan e Vogue e Vanity Fair (sì, osservatrice perchè io non trovo mai nulla di leggere, solo foto di splendide modelle anoressiche che mi ricordano che ero a dieta proprio dopo aver ordinato, stesa sul letto, una pizza capricciosa, sì con olio piccante se è possibile, grazie.) sono il MUST della nuova stagione.
Entro, tocco il tessuto e leggo che addirittura è Made in Italy. Non ce ne sono altri. Vedo il prezzo. Qualcosa in me dice di desistere. Dice che quei soldi mi potrebbero servire per cose più utili. Per mangiare, per esempio. Per sopravvivere insomma. Ok, mi dico. Se non è della mia taglia non lo compro. Il fato volle che fosse della mia taglia. E che fosse l'unico rimasto. E che fosse così esattamente da come lo desideravo da un'infinità di tempo. Ok, mi dico. Lo provo. Magari non mi piace come mi sta addosso. La commessa carina e svampita mi accompagna nel camerino mentre il suo collega super checca sorride. Lo indosso. Ommioddio. Lo adoro. La commessa chiede come va. Mi faccio vedere. L'amico super checca sbircia ed esplode in un: "Sei assolutamente e squisitamente easy chic, tesoro! Non può mancare nell'armadio di una fashion victim!"
SEI ASSOLUTAMENTE E SQUISITAMENTE EASY CHIC. TESORO. FASHION VICTIM.
EASY CHIC, capite? FASHION VICTIM.
C'è chi questi termini li usa davvero. Li usa nella vita reale. C'è chi i giornali che a volte compro li studia seriamente. E' stato quasi emozionante. Sì. Volevo stringergli la mano e dirgli... beh, non dire nulla.

Ad ogni modo, conoscendomi, quella frase con quel tripudio di parole inglesi e avverbi poteva farmi scappare senza l'acquisto. Ma invece.
Nulla ha fermato il colpo di fulmine tra me e la tutina nera alla turca. E quando l'amore chiama, il corpo risponde,secondo me. Sempre.
Quindi allora ho capito che andava bene. Andava bene la commessa svampita e con la ricrescita. Andava bene il collega che usa e crede in termini che io uso per sfottere. Andava bene sopravvivere di stenti fino alla prossima ricarica postepay. Andava bene comprare il Martini Baby piuttosto che la bottiglia. Andava bene il caffè in casa e non al bar. Andava bene mangiare i rimasugli di un minestrone liofilizzato che comprai e che è ancora lì surgelato.
Andava benissimo.

"Se vuole, con lo scontrino, può cambiare questo capo con un altro, nel caso si accorgesse che non le va bene."
Resto sempre più interdetta. Uno: perchè dovrei cambiarlo se lo sto acquistando dopo averlo anche provato? Due: Non è un regalo, non ho chiesto mica pacchettini regali o mi ha mica sentito dire "Dia a me lo scontrino e tolga il prezzo è un regalo" perchè dovrei riportartelo?
Ad ogni modo dico un semplice va bene. E già penso a quando lo indosserò. A quando lo abbinerò. A quanto lo userò.

Torno verso casa. Soddisfatta. Sorridente. Con un trofeo tra le mani. Un trofeo EASY CHIC.

...Ah, essere stupidamente e vezzosamente donne, che goduria!

Ps. Le arance ovviamente mi sono ricordata di comprarle quando ero già in pantofole.
PPs. Sì, ho usato anche io nella stessa frase due avverbi insopportabili.

Un giorno, all'improvviso.


[La fantasia è più importante del sapere]


Ovvio che non è la primavera.

Ovvio che non sono i rinovirus. O meglio, loro c'entrano forse, almeno in parte.


E' follia. Sorpresa. Sono parole che non ti aspetti. Quel messaggio che mancava. Quel silenzio durante una telefonata.


E' bilico. E' che tanti vorrebbero essere al tuo posto e tu non riesci, non vuoi. O magari nessuno lo farebbe e tu neanche.


E' soldi in tasca e biglietteria di fronte a te. E' stazioni e navi. Un giorno, forse due, addirittura tre. Ore e Km. Cieli e onde. Uno zaino in spalla e un biglietto di ritorno prima ancora di fare quello d'andata.


E' massì-chettifrega-se non lo facciamo adesso quando?-ma ti pare-cosa vuoi che sia-.


E' tentazione.


E' una parte stranamente razionale di me che mi blocca quando tutto il resto di me vola in alto.


E' follia.

Semplice e pura follia.

20 aprile 2009

in the sunshine

Per quei pomeriggi che finiscono troppo presto.Per le foglie che cadono.Per la goccia che scivola sul vetro freddo.Per quelle vite che vengono vissute, anche se per poco tempo.

http://www.youtube.com/watch?v=cV_amj4Dj0c

14 aprile 2009

Dandy

Ecco, sì. Io fossi in un'altra epoca sarei un dandy.

Una dandy. Una dandista, magari dadaista, che gioca coi dadi e che scarica le suonerie da Dada.it canticchiando "Da Da Da" e vedendo un'opera di DAndy Warhol.
No vabè, appparte stupidi giochini di parole, sarei davvero dandy. E' uno stile che mi piace molto.
Me l'ha detto anche un test di feisbuk che negli anni '60 ero dandy, sisi.

Stasera, anzi, vista l'ora sarebbe il caso di dire ieri sera, ero un pò dandy.
Per esserlo appieno devo solo imparare a fare da sola il nodo alla cravatta.
E vorrei anche che il mio migliore amico sia Wilde. Dissacrante, ironico, vizioso e anche un pò superbo.

Ho deciso.

6 aprile 2009

:(

Ripenso al terremoto che ha colpito l'Aquila.
E, cazzo, mi sento una nullità.

5 aprile 2009

Treni, partenze, vite che si mescolano

Manco da un pò.
E' che ultimamente la vita mi ha portata con sè più del solito e così improvvisamente da farmi perdere quasi tutte le parole. I pensieri, quelli ne ho avuti davvero tanti, forse anche troppi. Ma ora non trovo neanche quelli.
Ora mi rimane ancora la notte, però. Senza luna, è vero. Con qualche lacrima di pioggia, pergiunta. Ma a me la notte piace anche così. Anche così scura e dura. Anche così lontana e devastante.
Difficile dire cosa mi sia successo in questo periodo. Cose buffe e tristi. E io ho reagito in modo triste e buffo. E' così buffa a volte la tristezza, specie quando ti alzi una mattina e ridi. Quando ti alzi una mattina e hai finalmente fame. Quando ti alzi una mattina e decidi di smettere di fumare. Quando ti alzi una mattina e pensi di continuare. Quando ti alzi una mattina e ti dici "Io lo amo veramente." Quando ti alzi una mattina e fuori c'è il sole.

Stanotte mi viene da ridere.

E ridere quando non sai bene per cosa, non ha prezzo. E nemmeno senso, in effetti.


Tra pochi giorni tornerò in quel del Gargano. E dopo 3 mesi d'assenza è sempre una strana sensazione. Un misto tra nostalgia, felicità e anche disorientamento. E' strano come le cose che sai che sono tue, non le avverti più come tali. Sai che ci sono, ma non ci sei più tu, perchè sei andato via, sei entrato in un altro mondo, solo tuo, anche se per poco.
Hai preso un treno e hai lasciato sul binario tanti bagagli, una vita di bagagli. E allora che fai? Scendi per riprenderteli lasciando che il treno continui la sua corsa o ci sali, su quel treno? E se quel treno ti stesse aspettando da sempre? E se tu stessi aspettando da sempre quel viaggio? E se quel treno ti stesse offrendo il miglior posto per vedere tramonti e notti, stelle e soli? E se tu avessi il coraggio/paura di obliterare il biglietto? E se il treno non volesse partire senza di te a bordo? E se tu non volessi che quel treno parta senza di te a bordo?

Ecco sto uscendo fuori tema.
Ma questi, gente, questi altro non sono che gli interrogativi di una notte fresca e che sa di pioggia, mentre il fumo di una sigaretta si spande nell'aria di una camera forse tua, forse anche di qualcun altro.. sicuramente adesso semi vuota.


13 marzo 2009

alla mia amica Marisa ^^

Ho sentito Marisa che, non era nemmeno tornata, e già aveva voglia di prendere un treno.
Ho notato che nei suoi lenti e gentili movimenti alberga il nervosismo del pre-qualcosa che non smorza più con una sigaretta. Però venerdì si è fatta una canna. Le è parso di tornare molto indietro nel tempo m'ha confidato. O forse un pò avanti.
Mi ha dato consigli pratici su come truccarsi gli occhi. Dice che lei si trucca solo gli occhi. E secondo me, fa bene. Con un buon trucco agli occhi, si mente meglio dico io.
Ora mangia scollegata e o mangia troppo o quasi digiuna ma sta cercando di diventare salutista.
L'ho vista con la frangetta, seduta a gambe incrociate, struccata e che mangiava con un dito la nutella e ho sorriso perchè sembrava una bambina o una Amèlie.

Poi sono uscita di notte. Ero uscita anche nel pomeriggio. Ho visto Firenze. E Firenze è irrimediabilmente collegata a lei.
Ascoltavo una delle tante canzoni che lei canticchia spesso in testa quando vuole essere felice e non lo è affatto ma non vuole ammetterlo nemmeno a se stessa. Lei crede che la tristezza sia una cosa molto triste e noiosa. E quando lo è, e capita, cerca di allontanarla camminando, forse guardando dalla finestra o semplicemente cantando.

Ascolto per la tredicesima volta una canzone struggente che piace tanto a Marisa e me la rivedo lì, che, nessuno l'ha vista, ma che cucinava un petto di tacchino o di pollo senza salse nè grassi mentre leggeva un libro.

28 febbraio 2009

quell'aria di primavera che mi fa essere nostalgica

C'è aria di primavera.

Un'aria di pulito, di fresco. Un cielo chiaro, il giubbotto leggero.

L'aria di primavera mi fa battere il cuore. Il suo odore mi porta tanti ricordi e troppe aspettative.

Le rondini di quando giocavo nel giardino di mia nonna.
I giorni in cui si marinava la scuola.
Il gelato nell'ora di Aquilano.
Il giro in moto mentre un tramonto dava fuoco alle campagne.
L'interrogazione d filosofia e il giorno prima a parlare di sesso in un gruppo studio.
La maglia a maniche corte di Tom e Jerry.
Le zigulì e la pizza da nonna con Samantha.
Il tacco 15 di quelle scarpe blu.
La vodka alle 15 e il panino delle 5.

Sì, l'odore della primavera mi fa essere nostalgica. Mi riportano a quando ero una bambina. Mi riporta indietro. A quando avevo tutto quello di cui avevo bisogno. E puntualmente, ogni volta che c'è aria di primavera, io sono lontana, da tutto e da tutti, lontana forse anche da me per un momento.

22 febbraio 2009

Un esame.
"Come stai messa col Socci?-Chiediamo gli appunti a Rebbi-Perchè non vieni a casa-Non fa tanto freddo-Stasera Kebab?"

In questi giorni mi sono nutrita di caffeina e biscotti. E di questa dispensa. Che ovviamente non ricordo. Ricordo giusto che il cinema è in crisi. E che il gag potrebbe anche essere drammatico. Che poi, mi mancherebbero due pagine, ma quando ho letto una frase del tipo "Lo so che la donna non ha il pene, ma posso averne la prova che lo usa" mi sono detta che forse ho sbagliato libro. Che forse era meglio chiuder tutto. Insomma, mi sono trovata la scusa per dirmi basta.

Si starà a vedere.
(In culo alla balena
Speriamo che non caghi)

19 gennaio 2009

A Firenze che l'è un pò la mì hasa


Firenze è bella e sporca, come una zingara.

E' ricca e viziosa come la cocaina.

E' una città da guardare puntando gli occhi verso il cielo, e per me che cerco sempre le stelle, è una cosa facile.

Puzza di piscio nelle stradine più buie e anche in quelle affollate. Di fogna.

L'Arno è verde. A volte ci sono i topi o i pesci a 3 occhi di Springfield. Ha un quartire che io chiamavo Scoreggi (Careggi n.d.r.)appena approdata il primo anno, a 19 anni ancora da compiere, quando l'ubriacatura più grande fu questa città. Sbronza i quali effetti li ho ancora addosso.


Firenze è piccola nella sua grandezza. Tra una piazza e una pinta. Un lungarno e vecchie scale. Tra mercatini vintage e boutique. E' un pò tutto e non è nulla. Era sostanza, ora soprattutto apparenza.

Firenze è divertente per il trippaio, per la gente che aspira mezzo alfabeto, per i cartelli che scrivono sulle serrande dei negozi per giustificarsi della chiusura in un giorno lavorativo.

Firenze è stressante quando vedi un giapponese e sei sicuro che ne seguono altri 8 se ti va bene.Di cui uno di loro ti fotografa. E fotografa poi la merda di piccione.

Firenze è nervosa per le biciclette che ti invostono impazienti.

Firenze si sveglia piano alle 6, perchè non è di quelle città sempre sveglie e presenti. S'addormenta anche lei e a volte non compare quando mensionano città come Roma o Milano o Torino. Non le va.

Firenze è pudica. Vuol far vedere solo quello che vuole e chissà quante cose tiene segretamente conservate per sè, tra mura e pergamene e tele.

Firenze sa cucinare bene.La Ribollita è l'unico pasto di sola verdura che mangerei sempre.

Firenze è la città puttana, la città viziata, la città oscura, la città misteriosa, la città che ti lascia sempre qualcosa di sè dentro. Come una fede al dito. Con un'immagine, un ricordo, una Firenze dal Piazzale o De Gregori cantata da Claudio a Ponte Vecchio, un locale, un mimo, una battuta di un cameriere, un odore, un sapore.

Ti segna un pò dentro. E se sei pugliese di un piccolo paese di provincia e hai quasi 19 anni, ti cambia, anche se ti affoga e ti fa perdere il respiro.


Alcuni dicono che chi accarezza il porcellino nell'omonima p.zza, resterai a Firenze.

Domani lo farò.


E oggi, se dormirò, dormirò con la Cupola sotto il cuscino.

perfezione


Cercare occhi estranei che quando hai visto l'ultima volta sono entrati nei tuoi. Cercare quel motivo in più. Qualche spicciolo nella borsa. Le mani. Cercare un pò di te nel fondo di un bicchiere forse pieno, sicuramente vuoto.
La soluzione quando non hai problemi. I problemi quando non hai la soluzione.
E' strano quando capita. Se esiste un destino è un destino beffardo. Se esiste Dio è un Dio impegnato. E se esisti tu...sei un tu distratto.
Mille domande attanagliano.
Sangue e spirito diventano tutt'uno, corpo e anima, giusto e sbagliato fino a inceppare in quel meccanismo sottile in cui tutto diventa equilibrio, un equilibrio sottile e instabile dove tutto si annulla, come nelle migliori forze opposte e testarde. Dove tutto diventa l'equazione esatta di un teorema, assolutamente senza margine di errore. Dove tutto diventa semplicemente perfetto.

6 gennaio 2009

un senso

Mirtilla si siede affianco a Marisa, che è ,anche in questa notte, nomade in pensieri lontani e presenti, cercando qualche nuova stella da aggiungere al suo cielo. Le prende l'accendino, in silenzio e le fa compagnia.

M: "Freddo anche oggi, eh?"
M: "Ci sono stati tempi peggiori"

M:"Hai i capelli che sanno di fumo e camino"
M:"Sono uscita.L'aria era densa e la nebbia si è intrufolata nelle ossa e si è nascosta tra i capelli.Succede spesso d'inverno"

M:"Stai cercando qualcosa?"
M:" Sì"
M:"Cosa?"
M:" Un senso"

M:"Lo stai trovando?"
M:"Assolutamente no. Ma magari cercando alla fine qualcosa la scopri"

M:"Ti sento un pò strana..."
M:"Solo impressione"


M:"Ma a te i dubbi non ti vengono mai?"
M:"Dipende. A cosa ti riferisci?"
M:"Dubbi, cazzo.Su tutto.Su ogni minima cosa che vivi, che senti, che pensi."
M:"A volte, sì"

M:"Ho dei dubbi. Su Dio.Sull'Hdemia.Sulle persone.Sulle amicizie.Sull'amore.Sulla morte.Sull'ArchiCad anche. Ho dei dubbi su tutte quelle cose che vorrei fossero certe e chiare."
M:"Difficle che le cose che hai mensionato posso essere sicure, a parte il Cad. Ci sono di mezzo dei sentimenti e laddove ci sono dei sentimenti tutto è un pò più complicato. Specie se quei sentimenti non sono solo i tuoi."
M:" Quante volte hai ripetuto la parola sentimenti?"
M:" 3. Dici suonano male?"
M:"Forse.Merda non sono sicura nemmeno di questo.Capisci? Nemmeno se una frase è giusta o no."
M:"E' solo una notte un pò così, non preoccuparti, domani andrà meglio."
M:"Sai cosa? E' che mi sento pesante.Ho un qualcosa dentro che mi ingombra. Che non fa male ma che stringe."
M:"Colpa dei tuoi spuntini notturni"
M:" No.Colpa del non saper essere. Del non voler essere e del dover essere.Colpa di strane nostalgie e fallimenti.Colpa di inutili gioie e fantasie."

M:"Cosa pensi di fare?"
M:"Prima volevo scappare. Ora neanche quello.Voglio affrontare.Vedere come va e se va. Come quando vedi un film e vuoi vedere la fine.Ma in questo caso non voglio neanche stare a guardare, voglio fare da regista.Ma mi trovo che magari non ho le attrezzature adatte.O che ho scelto pessimi attori."
M:"Dipende tutto sempre e solo da te"
M:"Sì me lo dicva anche il mio Guru una cosa del genere. Ma una fottuta paura non ti viene mai?Non ti senti mai sola?Non hai quella cazzo di vertigine di chi sta per tuffarsi da 30 metri nel vuoto quando ti trovi in un bivio?Quella cosa del non ce la facessi..?E non dirmi cose del tipo homo faber fortunae suae o andrà tutto bene.Non mi basta.Non stanotte."

M:"Cosa vuoi che ti dica.."
M:"Niente.Ma fammi illudere che non sono sola.Fammi illudere che un senso a tutto questo c'è. Fammi perdere in sentieri sconosciuti che però riconosco dall'odore.Fammi credere che esiste Dio e che sono atea.Fammi scendere sull'orlo del mondo e fammi risalire dal fango.Abbracciami, ubriacami.Siamo soli ma ci facciamo tutti compagnia.E poi un senso cazzo, trovami un maledetto fottutissimo senso."

M:"Lo trovassi..."
M:"Se riuscissi a trovarlo non sarebbe lo stesso mio senso. Ma se sai dove trovarlo dimmelo, che vado a prendere il mio, di senso."

Marisa si alza, si sgranchisce, guarda un pò il vetro e se fosse un fiore sarebbe pieno di rugiada. Guarda il letto.Beve un goccio d'acqua, prende l'accendino e si accende un'altra sigaretta.

"...Perchè la vita è un brivido che vola via.
E' tutto un equilibrio sopra la follia."
-Sally-Vasco Rossi-

2 gennaio 2009

"...Ogni volta che ritorno
Ogni volta che mi sveglio
Ogni volta che sono sicuro
Ogni volta che non è importante
Ogni volta che non guardo in faccia a niente
Ogni volta che dopo piango
Ogni volta che rimango con la testa fra le mani
Ogni volta che rimando tutto a domani"
Tra influenza e qualche bicchiere in più di vino, in quest'anno neonato questa è la prima sera (sera...si vede che il tempo per me è assolutamente soggettivo..e no, non guardate l'ora che esce sotto il post. Sono orari sballati e non mi va di aggiustarli. Anzi, li eliminerò, un giorno. Almeno qui, in questo fittizio e virtuale Moleskine posso eliminare il tempo) che riprendo vecchie e care abitudini. E la pioggia fa del suo. Sapete, di quella pioggia che non cessa nemmeno per un minuto. Di quella intensa. Di quella che è tanta ma che non la senti perchè troppo leggera. Quella pioggia lì. Che in fondo in fondo forse neanche bagna. O comunque non te ne accorgi subito.
Nell'etere di una cameretta, la mia, Norah Jones.
E poi io, con un portatile quasi scarico, seduta per terra, in un angolo, nel mio Cantuccio direbbe in Artemis Fowl lo scrittore Colfer, un pò struccata un pò no, col jeans e la maglia del pigiama, con in mano una sigaretta. Pensieri disordinati. Pensieri ridicoli. Pensieri che non oso toccare per non ascoltarli.
Benvenuta prima notte 2009 che prendiamo solo per noi, per me e te, in una stanza che a volte mi sa di vecchio, di conosciuto, semplicemente non più mia. Perchè questi pupazzi e queste tende ne sapranno tante ma ora ne sanno troppo poco. Va un pò stretta, come quando cresci e i vecchi pantaloni non ti entrano più. Anche se erano i tuoi preferiti.
Sì, sono nostalgica e un pò ne sono felice. E questo non cambierà neppure quest'anno. Mi preoccuperò solo quando non lo sarò più, perchè vorrà dire che non lascerò più pezzetti del mio cuore sparsi qua e là, ovunque, in strade, ricordi, destini incrociati per caso, case, periferie, birre, sigarette, notti. E lì davvero sarò cambiata. E non sarò più io.