28 aprile 2009

Un prato di stelle

"Buonanotte piccola figlia della luna.
Chissà se anche tu,come diceva Shakespeare,
quando ti avvicini troppo alla terra fai impazzire tutti."
(Giovi,in un sms)
Ho comprato un fiore.
Di lana cotta.
Una margheritina.
Ce l'ho ancora tra i capelli ed è come esser innocente e graziosa.Come quando da piccole ci mettevano le ciligie sulle orecchie come fossero orecchini.Queste cose così.Un pò per esser di nuovo bambina.Un pò per sorridere ancora di più.Se fosse mai possibile sorridere ancora di più,oggi.
Poi pioveva.
E quella margheritina rendeva tutto più primavera.
E poi ho preso quattro ciondolini.
Sono stelle.Piccole piccole.Ma sapessi come brillano quando le guardo.Come sono calde.
E io le stelle, le porto sempre con me.Dentro.
Le porterò in un tatuaggio.Le porto al braccio.
E mi ci perdo dentro.Cucinando pasta alle verdure.Anche.

24 aprile 2009

Certe cose allora, esistono davvero!

Jeans, Superga, maglione e i soliti occhialoni da sole.
Un saluto a Tontolo, il mio portinaio, che parla parla parla parla mentre io dico che ho fretta.

Sì ho fretta di andare a comprare delle arance. Ho un disperato bisogno di vitamina C.

Solo che.

Ci sono troppi negozi d'abbigliamento sulla via per arrivare alla Conad da casa mia.
Sono pur sempre una donna. Una donna terribilmente triste e debilitata da un fastidioso raffreddore. Una donna che ha lasciato da poco la sua famiglia per ritornare in una città lontana. Una donna che ha già comprato, nonchè iniziato a leggere, i libri di St.dell'Arte per l'esame. Una donna che ha sbagliato solo una domanda su 30 ad un esame. Una donna che era in compagnia solo di dispettosi virus e tachipirine in questi giorni. Una donna che, da quando è ritornata, non ha comprato niente a parte lo shampoo e il pane.
Una donna insomma, che di scuse se ne sa trovare tante per giustificare QUELL'ADORABILE TUTINA NERA ALLA TURCA.
Da brava osservatrice di Glamour e Cosmopolitan e Vogue e Vanity Fair (sì, osservatrice perchè io non trovo mai nulla di leggere, solo foto di splendide modelle anoressiche che mi ricordano che ero a dieta proprio dopo aver ordinato, stesa sul letto, una pizza capricciosa, sì con olio piccante se è possibile, grazie.) sono il MUST della nuova stagione.
Entro, tocco il tessuto e leggo che addirittura è Made in Italy. Non ce ne sono altri. Vedo il prezzo. Qualcosa in me dice di desistere. Dice che quei soldi mi potrebbero servire per cose più utili. Per mangiare, per esempio. Per sopravvivere insomma. Ok, mi dico. Se non è della mia taglia non lo compro. Il fato volle che fosse della mia taglia. E che fosse l'unico rimasto. E che fosse così esattamente da come lo desideravo da un'infinità di tempo. Ok, mi dico. Lo provo. Magari non mi piace come mi sta addosso. La commessa carina e svampita mi accompagna nel camerino mentre il suo collega super checca sorride. Lo indosso. Ommioddio. Lo adoro. La commessa chiede come va. Mi faccio vedere. L'amico super checca sbircia ed esplode in un: "Sei assolutamente e squisitamente easy chic, tesoro! Non può mancare nell'armadio di una fashion victim!"
SEI ASSOLUTAMENTE E SQUISITAMENTE EASY CHIC. TESORO. FASHION VICTIM.
EASY CHIC, capite? FASHION VICTIM.
C'è chi questi termini li usa davvero. Li usa nella vita reale. C'è chi i giornali che a volte compro li studia seriamente. E' stato quasi emozionante. Sì. Volevo stringergli la mano e dirgli... beh, non dire nulla.

Ad ogni modo, conoscendomi, quella frase con quel tripudio di parole inglesi e avverbi poteva farmi scappare senza l'acquisto. Ma invece.
Nulla ha fermato il colpo di fulmine tra me e la tutina nera alla turca. E quando l'amore chiama, il corpo risponde,secondo me. Sempre.
Quindi allora ho capito che andava bene. Andava bene la commessa svampita e con la ricrescita. Andava bene il collega che usa e crede in termini che io uso per sfottere. Andava bene sopravvivere di stenti fino alla prossima ricarica postepay. Andava bene comprare il Martini Baby piuttosto che la bottiglia. Andava bene il caffè in casa e non al bar. Andava bene mangiare i rimasugli di un minestrone liofilizzato che comprai e che è ancora lì surgelato.
Andava benissimo.

"Se vuole, con lo scontrino, può cambiare questo capo con un altro, nel caso si accorgesse che non le va bene."
Resto sempre più interdetta. Uno: perchè dovrei cambiarlo se lo sto acquistando dopo averlo anche provato? Due: Non è un regalo, non ho chiesto mica pacchettini regali o mi ha mica sentito dire "Dia a me lo scontrino e tolga il prezzo è un regalo" perchè dovrei riportartelo?
Ad ogni modo dico un semplice va bene. E già penso a quando lo indosserò. A quando lo abbinerò. A quanto lo userò.

Torno verso casa. Soddisfatta. Sorridente. Con un trofeo tra le mani. Un trofeo EASY CHIC.

...Ah, essere stupidamente e vezzosamente donne, che goduria!

Ps. Le arance ovviamente mi sono ricordata di comprarle quando ero già in pantofole.
PPs. Sì, ho usato anche io nella stessa frase due avverbi insopportabili.

Un giorno, all'improvviso.


[La fantasia è più importante del sapere]


Ovvio che non è la primavera.

Ovvio che non sono i rinovirus. O meglio, loro c'entrano forse, almeno in parte.


E' follia. Sorpresa. Sono parole che non ti aspetti. Quel messaggio che mancava. Quel silenzio durante una telefonata.


E' bilico. E' che tanti vorrebbero essere al tuo posto e tu non riesci, non vuoi. O magari nessuno lo farebbe e tu neanche.


E' soldi in tasca e biglietteria di fronte a te. E' stazioni e navi. Un giorno, forse due, addirittura tre. Ore e Km. Cieli e onde. Uno zaino in spalla e un biglietto di ritorno prima ancora di fare quello d'andata.


E' massì-chettifrega-se non lo facciamo adesso quando?-ma ti pare-cosa vuoi che sia-.


E' tentazione.


E' una parte stranamente razionale di me che mi blocca quando tutto il resto di me vola in alto.


E' follia.

Semplice e pura follia.

20 aprile 2009

in the sunshine

Per quei pomeriggi che finiscono troppo presto.Per le foglie che cadono.Per la goccia che scivola sul vetro freddo.Per quelle vite che vengono vissute, anche se per poco tempo.

http://www.youtube.com/watch?v=cV_amj4Dj0c

14 aprile 2009

Dandy

Ecco, sì. Io fossi in un'altra epoca sarei un dandy.

Una dandy. Una dandista, magari dadaista, che gioca coi dadi e che scarica le suonerie da Dada.it canticchiando "Da Da Da" e vedendo un'opera di DAndy Warhol.
No vabè, appparte stupidi giochini di parole, sarei davvero dandy. E' uno stile che mi piace molto.
Me l'ha detto anche un test di feisbuk che negli anni '60 ero dandy, sisi.

Stasera, anzi, vista l'ora sarebbe il caso di dire ieri sera, ero un pò dandy.
Per esserlo appieno devo solo imparare a fare da sola il nodo alla cravatta.
E vorrei anche che il mio migliore amico sia Wilde. Dissacrante, ironico, vizioso e anche un pò superbo.

Ho deciso.

6 aprile 2009

:(

Ripenso al terremoto che ha colpito l'Aquila.
E, cazzo, mi sento una nullità.

5 aprile 2009

Treni, partenze, vite che si mescolano

Manco da un pò.
E' che ultimamente la vita mi ha portata con sè più del solito e così improvvisamente da farmi perdere quasi tutte le parole. I pensieri, quelli ne ho avuti davvero tanti, forse anche troppi. Ma ora non trovo neanche quelli.
Ora mi rimane ancora la notte, però. Senza luna, è vero. Con qualche lacrima di pioggia, pergiunta. Ma a me la notte piace anche così. Anche così scura e dura. Anche così lontana e devastante.
Difficile dire cosa mi sia successo in questo periodo. Cose buffe e tristi. E io ho reagito in modo triste e buffo. E' così buffa a volte la tristezza, specie quando ti alzi una mattina e ridi. Quando ti alzi una mattina e hai finalmente fame. Quando ti alzi una mattina e decidi di smettere di fumare. Quando ti alzi una mattina e pensi di continuare. Quando ti alzi una mattina e ti dici "Io lo amo veramente." Quando ti alzi una mattina e fuori c'è il sole.

Stanotte mi viene da ridere.

E ridere quando non sai bene per cosa, non ha prezzo. E nemmeno senso, in effetti.


Tra pochi giorni tornerò in quel del Gargano. E dopo 3 mesi d'assenza è sempre una strana sensazione. Un misto tra nostalgia, felicità e anche disorientamento. E' strano come le cose che sai che sono tue, non le avverti più come tali. Sai che ci sono, ma non ci sei più tu, perchè sei andato via, sei entrato in un altro mondo, solo tuo, anche se per poco.
Hai preso un treno e hai lasciato sul binario tanti bagagli, una vita di bagagli. E allora che fai? Scendi per riprenderteli lasciando che il treno continui la sua corsa o ci sali, su quel treno? E se quel treno ti stesse aspettando da sempre? E se tu stessi aspettando da sempre quel viaggio? E se quel treno ti stesse offrendo il miglior posto per vedere tramonti e notti, stelle e soli? E se tu avessi il coraggio/paura di obliterare il biglietto? E se il treno non volesse partire senza di te a bordo? E se tu non volessi che quel treno parta senza di te a bordo?

Ecco sto uscendo fuori tema.
Ma questi, gente, questi altro non sono che gli interrogativi di una notte fresca e che sa di pioggia, mentre il fumo di una sigaretta si spande nell'aria di una camera forse tua, forse anche di qualcun altro.. sicuramente adesso semi vuota.