21 settembre 2010


"La Toscana ha generato molti misteri inquietanti. La Toscana e Firenze in particolare è schiava di un'immagine costruita sopra nell'800,
credo dagli inglesi, come una città solare, una città armoniosa, la città del Rinascimento.
E' vero che è la città del Rinascimento, ma non è una città rinascimentale.
E' una città medievale, è una città di pietra e di pietra fatta di spigoli.
Non c'è spazio per il verde oppure se c'è verde è nascosto.
E' una città cattiva, è sempre stata una città cattiva.
Sono stati commessi qui dei delitti atroci, basta andare in P.zza Signoria e guardare sotto la Loggia dei Lanzi;
son cose sublimi ma è come se ci fosse a Firenze una vena di sadismo e di violenza.
E scorre sotterranea.
E poi quando emerge prende delle forme sublimi, questa lava si solidifica nel Perseo che mostra la testa,
stupri terribili, magnifici del Gianbologna.
Però è una città che se tu la vedi d'inverno è una città grigia, è una città in cui
l'Arno giallo porta giù di tutto, alberi, carogne di animali.
E' una città fatta di strade buie, strette, piccole.
E' stata deformata dagli inglesi: Camera con vista, ma la vista è diversa."
(Spezi, giornalista. Riguardo i delitti del Mostro di Firenze)

Una descrizione di Firenze noir, drammatica, ma vera. Di giorno mette allegria, al tramonto emoziona, ma di notte è spaventosa se si è soli. E' come se di colpo diventasse qualcos'altro. C'è l'alcool, ci sono i vizi, c'è il "tanto dormono tutti e nessuno può vedermi", c'è il buio. E noi abbiamo paura del buio, perchè di notte chiudiamo gli occhi, perché accendiamo i lampioni, perché abbiamo paura di non esistere. Perchè al buio non esistiamo e se ci siamo, diventiamo belve protette da un mantello che ci copre le emozioni, che ci maschera, che ci fa dare morsi alla libertà perché si sa che si assapora a capofitto e con gli occhi chiusi ma abbiamo paura anche di quella. Perché poi ci perdiamo, e essere chiusi dentro è molto peggio di esserlo fuori. Non ci sono chiavi, nè vie d'uscita. Non c'è aria, non c'è sole. Solo noi. E noi siamo il buio più profondo.

Lascio però, una fotografia che ho fatto oggi. Che contrasta pienamente. Che, ancora una volta, conferma la mia idea che qui, in questa città bella e sporca come una zingara del Sud del mondo, a volte sei in Tunisia, altre in India, altre in America e poi, quando vuole, anche in Italia. Ne ho fatte diverse, che ho pubblicato su Facebook (tutte) e sul mio Flickr ( http://www.flickr.com/photos/emmelozzi/ solo quelle che mi piacevano un po' di più).
Intanto è l'una di notte e sto crollando dal sonno.
Non sono più il giaguaro di una volta!



14 settembre 2010


Pier Vittorio Tondelli di se stesso dice:

« Quelli della Vergine forse sono un po’ così: un po’ malinconici, un po’ autunnali, solitari, pignoli, pessimi partner e ottimi singoli. Hanno una grande vita interiore che non necessita di mondanità per esprimersi. Nello stesso tempo forse sono fin troppo preda di umor nero, di attacchi di atrabile, insomma di malinconia. »

(da Wikipedia)


13 settembre 2010

Meno l'ultimo (orale)


Ok, altro esame andato. Ora Economia e per i 3 anni ho finito gli esami orali.
Ah. Sospiro e guardo la pioggia che cade. Guardo i lampi che strappano il cielo e mi sembrano flash.
Ieri sera Santo Spirito era come al solito bellissima. A parte un ubriaco di troppo e un indiano che vendeva rose un po' nervoso.
Tutte le città in questo periodo dell'anno secondo me risorgono. Diventano farfalle. E Firenze lo diventa ancora di più. Inizia lentamente a fare sempre più freddo. C'è bisogno di una felpa leggera anche di giorno, ormai. Il bello è, come stamane, quando non fa caldo ma c'è il sole. E allora ti verrebbe voglia solo di sederti all'ombra di un albero in un parco. Di uscire per comprare gli ingredienti per un dolce. Di fare mille foto, alla gente che passa, alle strade che aspettano, ai muri che potrebbero parlare.
Lascio una foto scattata ieri. La trovo un po' come sintesi della serata: romantica, fresca, intima, luminosa, notturna.

11 settembre 2010

C'è mica altro da aggiungere!


Le cronache di queste giornate.

Mi sveglio la mattina verso le 8.30-9.00.
Apro la finestra di camera, il cielo è nuvoloso. Magari piove, penso.
Vado in un cucina.
Abbiamo le persiane rotte. Però filtra sempre il sole e non entra mai la pioggia.
Metto su la moka.
Tiro fuori lo zucchero.
Preparo un uovo sbattuto. E mi ricordo quando lo faceva mia madre.
Mangio un panino riscaldato nel microonde, con una crema alla nocciola e al cioccolato bianco.
Mi lavo. Lavo la faccia con l'acqua gelida, così mi sveglio prima.
Inizio a studiare. E lo farò fino alle 13-14 circa.
Pranzo. Generalmente con un piatto di pasta e una fettina di carne.
Lavo i piatti, che sennò fa puzzo e poi non lo faccio più.
Intanto metto su altro caffè.
Riapro i libri, ancora. Entro oggi voglio finire le 289 pagine, un libro. E' attuale, ma c'è troppa filosofia. Troppi termini che speravo di non dover usare più.
Verso le 19-20 smetto e mi prendo un'oretta o poco più di svago.
Accendo il fidato Mac. Guardo il mio Flickr, controllo il mio Facebook.
Metto sul fuoco la cena.
La concludo con un altro caffè.
Sono stanca, ho finito un libro e non voglio più saperne, per oggi.
Mi lavo i denti.
Io e Giuseppe ci diamo la buonanotte al telefono.
Spengo la luce, mi infilo sotto le coperte e chiudo gli occhi.


8 settembre 2010

Avanti popolo, alla riscossa!

Inizia la mattina col sole, poi piove, poi esce il sole, poi piove di nuovo.
Mentre preparavo il pranzo ho preparato una crostata. Mentre cuoceva il tutto cercavo di avere una mia idea sul sistema dell'arte contemporanea. Cercavo di ricordare i 5 modelli economici. Di ricordare i nomi di quei fottuti economisti tedeschi e collezionisti americani, sperando di non sbagliare accenti nel pronunciare artisti francesi.
Mangio a merenda dei crackers integrali con la marmellata di albicocche e restavo a guardare l'ombra sul frigo che faceva il sole trapassando le persiane rotte della cucina. Peraltro, ho guardato così tanto fuori dalla finestra mentre masticavo che so esattamente come avviene la riproduzione tra piccioni.
Ora rivedo il tutto, rileggo le pagine dei miei appunti, sfoglio le dispense, pubblico video minchioni su Facebook. Guardo la macchina fotografica, gustandomela come un premio quando finirò tutto.
Devo concentrarmi.
I premi devono essere meritati.

6 settembre 2010

Pre- esami e conseguente Urlo di Munch.

Sono notti che non dormo tranquilla, che mi sveglio stanca, che ho micro-risvegli continui.
Sono agitata, evidentemente. E nonostante faccio scorrere i giorni come se tutto andasse per il meglio, evidentemente il mio inconscio sa che non è così.
Ho gli esami, tanti. Le date sono state confermate. E non sono energica. Gli altri 5 che ho dato a giugno, anche quelli quasi a giorni alterni, mi hanno vista tenace, energica, fiduciosa anche se normalmente nervosa.
Questi invece mi vedono dubbiosa, mi vedono quasi rassegnata. Restauro e il Rigatino sarà una merda bella e buona. Ma non voglio affrontarli così, per cui devo riprendermi da questo urlo di Munch che aleggia nella mia testa.

Comunque.
Sono giorni che mangio, a causa di forze maggiori, solo carne. Oggi ho comprato degli hamburger a forma di fiore. Mi rallegrano le cose dalle forme buffe. Farò una foto, poi.
E a proposito di foto, ora ho una memoria efficientissima (finalmente). 712 foto da scattare!
Dopo gli esami mi diletterò, o quando finirò di studiare e non avrò voglia di dormire.
Per l'appunto lascio qui il link del mio Flickr.
Le ultime foto mi piacciono proprio tanto.

http://www.flickr.com/photos/emmelozzi/?saved=1

2 settembre 2010

"Settembre non ci troverà, coi suoi venti non può, non vincerà."

"Forse sarà
quest'aria di settembre
o solo che
sto diventando grande
ecco cos'è
mi viene da ridere... due lacrime
ma poi perché
di colpo tutto non è facile"
Avanti, chiedetemelo.
Cosa stai facendo in questi giorni? Cosa stai vivendo, pensando, volendo?

Ho avuto momenti di euforia, grosse e grasse risate.
Ho pianto.
Ho dovuto imparare ancora una volta che bisogna sempre far compressi con quell'essere infantile e frignone che si impossessa puntualmente di me. E non ancora imparo a essere meno emotiva, a esser fredda, lucida.
Ho avuto paura.
Ho comprato un bikini nero.
Ho mangiato greco.
Ho fatto un centinaio di foto, in tutto.
Ho pensato che c'è gente che ammiro, davvero tanto. Gente che fa foto così belle che mi sento incapace e ignorante. Per cui ho ripreso tra le mani il libretto d'istruzioni della reflex.
Ho pensato che voglio dipingere.
Ho pensato che devo farlo e che voglio farlo.
Ho in mente qualcosa, qualcosa di strano, di simmetrico, di astratto. Di stupido.
Ho studiato la prima parte di una dispensa. Gli esami sono vicini (e tu sei troppo lontano dalla mia stanza, direbbe Venditti) e l'autunno anche.
Ho pensato che di questi tempi io avrei avuto tra le mani la nuova Smemoranda. Dal terzo liceo in poi ho quasi sempre avuto quella piccola piccola. La portavo ovunque. La sfogliavo sempre. Era bello il giorno che la compravo. Era la fine di Agosto e il suo acquisto segnava l'inizio di una nuova stagione, così come il Festivalbar segnava l'inizio dell'estate. Era bella la sensazione che mi dava. Pagine bianche, candide, vergini, che aspettavano solo di esser sporcate, disegnate, vissute. Ed erano quasi come delle promesse. Era un nuovo libro. Ti lasciavi tutto alle spalle aprendo il nuovo diario. E Settembre a me piace perchè è il vero Capodanno. Si ricomincia sempre a Settembre, non a Gennaio. L'anno nuovo è adesso. Ho un sacco di nuovi e buoni propositi. Non serve una stella per realizzarli. Serve impegno e fiducia. E sudore. Però voglio mettercela tutta, adesso. Ora più che mai.