15 luglio 2010

Caldo e zanzare

E poi capitano quelle notti in cui fa troppo caldo per dormire. E pensi che forse la stai usando solo come scusa, perchè dormire ti sembra una perdita di tempo, perchè hai sonno ma non ti va di sognare, non stanotte.
Capitano quelle notti in cui decidi di riordinare e cancellare vecchie mail e leggerle fa male quanto aprire un vecchio cassetto pieno di lettere mai spedite e fotografie sbiadite.
Capita che non riesci più a tenere a bada quell'essere infantile e instabile che di tanto in tanto prende il possesso di te.
Capita che ti affacci alla finestra e hai come la sensazione che una parte di te sia andata via nel mondo, tra la gente, lontano, e non sai che fine abbia fatto.
Capita che vedi in stazione come un padre abbraccia sua figlia, in lacrime, e invece tu stai mangiando un panino e guardi e pensi e non chiami e vai dritto.
Capita di volere tutti in uno stesso luogo in uno stesso istante e pensi che in fondo non è giusto, che in fondo è essere egoisti, è imporre agli altri cose che potrebbero colmare i tuoi giorni, estirpandoli dalla loro vita. E non si può. E non si fa.
Capita che arriva l'estate, che arriva il caldo e le zanzare, l'umidità e lo scirocco, la tristezza e la felicità. Capita che arrivino tutte le cose insieme, senza controllo. Oppure capita che ne arriva una alla volta, lentamente, così lentamente che ti ritroverai altrove ed eri su un treno già prima di fare il biglietto.

Capita che a volte sei felice e nello stesso tempo però anche triste.

13 luglio 2010

Ragazzina, non hai scampo. O forse sì.

Ragazzina, non hai scampo. Specialmente se il destino ti ha fatta nascere in un paese chiamato “Italia”; non che altrove te la passi meglio, però qui, per te, sta cominciando ad essere qualcosa di molto simile all’inferno.

Hai sedici anni. Da quando sei una bambina piccola, addirittura una neonata, non sei un essere umano ma un target da una parte, e un oggetto dall’altra. Ti sbattono sui manifesti, sui giornali e in tv per far vendere. Poi ti obbligano a comprare. Compravendita. L’anno prima ti dicono che a otto anni e mezzo devi portare per forza i jeans a vita bassa; quello dopo li devi portare a vita alta. Ti scelgono i colori. Scelgono per te tutto quanto, come se non bastasse la tua famiglia.

Ma cosa importa: arriva, prima o poi, il tempo dell’amore. Ah, l’amore. Nel Paese dell’Amore, poi, è ancora più amore. I sogni, la luna, i primi baci, le prime coltellate. Ti innamori del coetaneo e subito, zac, ti allucchetta. Sei sua, ovviamente per sempre. E se non ti va più di essere sua per sempre? Eh, ti tocca rassegnarti. O tenta di ammazzarti, riuscendoci non di rado; oppure il mondo gli crolla addosso e si ammazza per sé, lasciandoti con la convinzione di essere brutta, sporca, cattiva, assassina. Perché hai osato rifiutare il suo amore puro e eterno. Quello dei filmoni e dei librini. Quello di Twilight e di Moccia.

Ma, magari, dei coetanei non te ne importa. Decidi, giunta la cosiddetta età del consenso, di provare con uno più grande, magari uno di trent’anni e rotti, di buona famiglia, bravo ragazzo, persino appena laureato. E lui che fa? Prova a indovinare: zac, ti allucchetta. Sei sua, e per sempre. Va da sé. Lui è grande, è un uomo. Ti deve difendere e si è ben attrezzato per la bisogna: pistole e fucili a pompa. Ti deve difendere dai rumeni, come diceva appunto un trentunenne di Mestre. I rumeni sono dei mostri e stuprano, e allora è necessario armarsi per difendere la povera, indifesa sedicenne tanto amata. La quale, un bel giorno, si stufa; ma non c’è nessuno, allora, che la difende dal difensore. Lui prende la sua pistola antirumeni e, una torrida domenica di luglio, la scarica su di te mentre sei in bicicletta. Poi, si ammazza. Titoloni. “Omicidio passionale”, “Ex fidanzati”. Lenzuoli bianchi dai quali spuntano, ragazzina, i tuoi piedini con le scarpine alla moda. Poco dopo la fine della scuola, quando avevi voglia di mandare affanculo quel demente di bravo giovane che, nella sua mente, ti vedeva già in forma di cagafigli dell’operoso Nordest. Vacanze in vista. E invece, all’improvviso, il buio. Dal Liceo Scientifico alla Polizia Scientifica. A te faranno l’applauso quando la tua bara uscirà dalla chiesetta, mentre in un’altra chiesetta un altro prete invocherà il perdono per il tuo assassino.

Allora scendono in campo gli esperti, visto che oramai del genocidio quotidiano delle donne se ne sono accorti tutti. Sul Quotidiano Nazionale, ad esempio, ci hanno gli esperti fissi: se c’è da sparare cazzate sulla politica internazionale c’è tale Luttwak, mentre al costume e dintorni (perché, si sa, il femminicidio è un fatto di costume) ci pensa sempre una tale Vera Slepoj (cognome che in russo vuol dire “cieco”) la quale, proprio oggi, prendendo spunto dal fatto di Mestre (come se non ne accadessero tutti i giorni!) non perde occasione, tra le altre cose, per dire che il femminismo ha fallito perché voleva ribaltare i ruoli, ed anche che un bel po’ di colpa è delle ragazzine che prendono, usano e mollano il povero maschietto spaesato. Il quale spara alle figlie, massacra le mamme, accoltella le nonne in una escalation di spaesamento e di crisi di ruolo.

Eh sì, i media hanno scoperto il femminicidio. Roba da prima pagina. Infatti, rimanendo sempre nel Quotidiano Nazionale, di cui fa parte anche la Nazione di Firenze (e sul quale scrive, toh, Massimo Fini!), si noti il grazïoso contrastino tra la notizia sulla violenza sulle donne e le fotine a destra (cliccare sull’immagine per ingrandire):


Violenza a sinistra, e tette a destra. Coltellate del marito a sinistra, e culi a destra. Prognosi riservate a sinistra, e corpo femminile mercificato a destra. Salvo poi dare la parola all’esperto. Intanto, ragazzina, continuano ad ammazzarti, e questa è l’unica vera passione che hanno. Ammazzano te e tua madre. A volte vi ammazzano insieme. No, non hai proprio scampo in questo paese. O forse sì.

Magari, vicino a te, ci sono altre ragazze della tua età. Oppure anche di età differente. Magari se ne fregano del giudizio dell’esperto che decreta il “fallimento del femminismo”. Magari lottano, in ogni modo che possono. Magari se la devono vedere quotidianamente con una massa di stronzi; ma non mollano. E non molleranno. Magari hanno vissuto sulla loro pelle violenze, soprusi e passioni calibro 9 o ben affilate. Magari ti basta fare poca strada. Magari c’è pure Internet, che non è soltanto la merda di Facebook o roba del genere. Prendi in considerazione di rivolgerti a queste compagne, a queste amiche, a queste sorelle. E divertiti quanto ti pare. Se uno ti propone il lucchetto, munisciti di tronchesi. Se scopri che ti vuole difendere dai rumeni, digli che ora come ora bisogna difendersi dagli italiani. Perché sono loro che ti ammazzano.

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