9 novembre 2010

Mi trovate anche qui:
http://gliattimidimarisa.blogspot.com/

7 novembre 2010

Mercurio

Ho sempre ascoltato mia madre quando mi raccomandava in tono minaccioso e spaventoso di non appoggiare mai le mie grosse natiche su water altrui, quelli degli autogrill in primis. Un problemone per me, infatti ho sempre preferito aspettare di tornare a casa per fare la "plinplin" dell'acqua Rocchetta (chepppoi sono assolutamente e fermamente convinta che la cacca fatta in casa propria è sempre la più soddisfacente), perchè stare in equilibrio senza appoggiarsi, coi miei muscoli che accusano il non aver mai fatto sport che cominciano a tremare, avere in testa la faccia di mamma col dito indice alzato annesso e l'occhio a metà tra lo spaventato e l'arrabbiato, non poggiare la borsa a terra perchè la mamma diceva anche di non appoggiare cose a terra che la mia è pesantissima e se la tengo con una mano sola mi sbilancia, e poi la carta igienica che magari non c'è e poi devi prendere i fazzoletti che però non hai, o meglio, che non trovi perchè come detto, la borsa è grande e troverai solo scontrini (che leggerai comunque anche se il momento è delicato e instabile), astucci porta assorbenti anche se non hai le mestruazioni, bottigliette d'acqua, macchina fotografica, penne, matite abilmente fottute all'Ikea, agenda, portafoglio etc. In tutto ciò devi star attenta anche a non far cadere nulla, e nemmeno abbassare troppo i pantaloni perché mai e poi mai la tua cintura deve toccare a terra, e anche se hai il tacco 12 devi comunque far leva su cosce tremanti e ansie che esplodono nella tua testa:"Oddio ora prenderò quel batterio che non si cura mai più e morirò presto affetta da pustole orrende, enormi, giganti e gialle e anche che puzzano e non potrò più fare la pipì, l'amore o figli". E poi i maschi si chiedono perché le donne vanno sempre in bagno in due.
Ma comunque, non volevo dilungarmi su questo.
Volevo appunto dire che io l'ascolto mia madre, anche se non sembra, anche se lei non crede che io dia ascolto a lei e a mio padre. E l'ascoltavo anche quando lei si raccomandava di non far cadere a terra il termometro. Pensavo da piccola che sprigionasse onde malefiche e mortali se si fosse rotto, e da sempre l'ho maneggiato con cura, come le bottiglie di vetro con le barche dentro, anche se ero convinta che se si fossero rotte, le barche potevi poi gettarle in mare e navigavano davvero e forse era questa la vita giusta per loro, come uccelli in gabbia che vivono guardando il cielo e pensando che il loro vero posto è quello.
Ora ho il raffreddore, perché col cazzo che non esistono più le mezze stagioni, ci sono e arrivano in ritardo, perché siamo a Novembre e qui fa caldo per esser Novembre e io invece mi vestivo come se fosse già pieno inverno. Il mio fidanzatino mi ha portato il termometro e ho pensato che ora li fanno solo digitali. E quindi, a me dispiace un sacco davvero adesso non aver mai rotto un termometro. Essermi persa una danza folle e ordinata di palline di mercurio che si spargono sul pavimento. E magari in quel momento erano davvero libere e felici, o magari il contrario, far cadere il termometro significava un po' fare un eccidio di massa. La morte delle palline di mercurio o la loro rinascita? Non so, ma io vorrei, avrei davvero voluto vedere queste palline rotolare. E mi sarebbe piaciuto anche se fossi stata una bambina, perché anche se avessi avuto la febbre alta che il giorno dopo non vai a scuola e la tua amichetta del cuore ti avrebbe chiamata nel pomeriggio o l'avresti chiamata tu per sapere i compiti, mi avrebbe fatto sorridere felice vedere quella piccola e dolce e magari lenta disfatta.

21 ottobre 2010

Domande e risposte


Mi hanno chiesto:"Com'è nata la tua passione per la fotografia, perché? Cos'è per te?"
Secondo me la fotografia rende vivi. Ma nel senso che una persona, in una foto, anche tra 100 anni sarà sempre viva. All'uomo viene facile uccidere, morire e far morire. Ma non è forte quanto una foto, perché non è eterno come un'immagine. Mi piace perché mi piace il mondo, e il mondo è pieno di cose stupende. Mi piace sforzarmi di vedere quel dettaglio che sembrerà poi bello o astratto o diverso, semplicemente. Ci sono giorni che non riesco a stupirmi, che mi sembra tutto maledettamente grigio e spento ma mi impegno che ci sia spazio per uno scatto. Mi piace perché a me l'arte figurativa piace tutta, perché io faccio tutto con gli occhi e con la testa, più che con le mani. Mi piace perché il click di una macchina fotografica è bello quanto il rumore del caffè che esce dalla moka. Mi piace perché in realtà io non vorrei mai perdermi nulla e se fossi una super-eroina sceglierei probabilmente il dono dell'ubiquità. Mi piace perché quando mi sveglio e vedo la luce che passa attraverso la persiana penso:"Sai che belle foto verrebbero con questa luce" prima ancora di pensare al caffellatte. Mi piace perché in realtà ho il terrore dei cambiamenti anche se un bocciolo che diventa rosa è un cambiamento bellissimo e con una fotografia so che quella cosa che ho fotografato è e sarà per sempre mia. E ho gocce di Martini avanzati, ho la pioggia sui vetri, ho le nuvole, ho polvere di caffè su una tazza rossa a pois bianchi, ho fili di telefono attorcigliato, ho fondi di bottiglie, ho bollicine di Coca Cola, ho la carta di un cioccolatino mangiato di notte, ho il riflesso del sole su una coperta, ho il mare, ho giochi di luce. E queste piccole, piccole cose le avrò sempre.
E non sono brava. Non sono brava in tante cose. Però ammetto che a volte le mie foto mi piacciono parecchio. Non tutte, ovvio. Ma alcune sì, alcune sono belle.
Ho iniziato a fotografare 4 anni fa, per un esame di Fotografia. Poi la cosa ha preso la mano, poi il cuore, poi gli occhi, poi la testa. Mi ha presa tutta. E' quindi una passione recente, recentissima. Ma viscerale.
E poi è divertente, ma meno per i tuoi amici che per fotografare la buccia d'arancia dentro un bicchiere fai sciogliere il ghiaccio dentro il loro Campari, per fotografare una colazione fai freddare il caffè. Però poi mi dicono che le foto piacciono e allora per me quello è già esser stata perdonata.

Ecco, è per questo che a me piace la fotografia. Per quello che mi dà, ogni giorno. Per quello che non mi dà quando escono foto che non mi vengono come avrei voluto. Perchè attraverso quell'obiettivo tutto il mondo sembra un'opera meravigliosa e perfetta, anche se poi non lo è. E te lo fa amare un po' di più, anche se a volte non se lo merita.
Per quello che dà agli altri che le vedono e per quello che non dà a chi le vede.
Sì, a me piace la fotografia e le voglio bene. Proprio tanto.


18 ottobre 2010

Ikeazzate.

Giornata lunga, lunghissima. E se ne prospettano altre.

4 ore all'Ikea, quando vai a cercare i prodotti del catalogo, quando tu, povera piccola e nera fanciulla devi mettere le ante del tuo armadio su quel carrello che corre, cazzo scivola benissimo su quel pavimento polveroso, scivola che sembra ghiaccio nonostante abbiano un peso di almeno 70 kg (però abusi del tuo essere piccola, nera e del fatto che hai degli occhi disperati facendo fare tutto a un forzuto e cattivissimo Omino Ikea), quando non riesci a vedere nemmeno una cazzata, di quelle cose inutili e che si romperanno nel giro di un mese, di quelle scatole che non userai, di quelle lampade che non servono, quando non mangi nemmeno una piadina spinaci e mozzarella (fatta con i trucioli probabilmente perchè la consistenza è quella) nè prendi un caffè sedendoti e guardando il parcheggio e gli aerei che partono da Peretola, quando non puoi far accoppiare i peluche orrendi che sono in quelle ceste enormi nè puoi giocare con le marionette, quando non puoi provare una poltrona o un materasso, quano non puoi guardare una stanza e dire "Io casa mia la voglio così", è stressante. E' stressante perché devi girare ovunque per fare solo le cose fondamentali. "Meglio questo, no non entra, il montaggio perché io un armadio non me lo monto, meglio quello, no quello non c'è più, ah dimenticavo una luce, carino questo ma non serve, costa tanto, magari andiamo a prendere quell'altro." Uff.
La proprietaria era troppo incinta, e mi dispiaceva che girasse con noi (dalle 11 alle 15.30) ma alla fine lei pagava e 900 euro noi non ce li avevamo. Lei è dolcissima, poi avrà un istinto materno moltiplicato all'ennesima potenza (si può moltiplicare all'ennesima potenza? Non lo so, non sono mai stata brava in matematica) che si è fermata giusto due minuti per vedere una copertina da mettere alla bambina quando farà freddo, con gli occhi che le brillavano. E come lei, tante altre. (Ma quante donne in attesa ci sono all'Ikea?!)
Comunque, anche se mi manca ancora uno scaffale, che era finito, la mia camera sarà carinissima. E' su due piani e su ci sarà un salottino compreso di divano, tv, plaid, tappeto, lampada da terra, porta dvd, tavolino, e foto, tantissime foto e disegni, tappezzati ovunque. Giù invece ci sarà il lettino, l'armadio, il comodino, scrivania, libreria, uno scendiletto. E, ovviamente, foto, tantissime foto.

Poi, domani dovrebbe esserci anche il prof col quale dovrei/vorrei dare la tesi.
Mi dovrò alzare prestissimo e l'unica cosa che mi spinge a essere fuori già alle 7 è che magari c'è una luce così bella che Firenze sarà ancora più bella e il mio obiettivo ancora più contento.
Concludo questo post inutile che sa di pagina di diario Smemoranda, mi sa che è meglio.
E poi è tardissimo e corro a nanna.

5 ottobre 2010

L'iniziare un post quando sono ispirata a metà per me è sempre difficilissimo. Tipo ora, cancellerò mille volte queste prime righe, perché non mi soddisferanno, perché non mi piaceranno, perché mi sembreranno orrende.
Comunque.
Prossima settimana trasloco, nolente, molto nolente. Questa casa era in un punto di Firenze che amavo terribilmente. E questa camera, anche se spartana e fatta male la sentivo proprio mia.
Ora sarò più vicina all'Università e, a dirla tutta, la camera nuova è veramente adorabile. E' su due piani e anche se sono pigra, una rampa di scala la faccio volentieri. Però io mi sa che i distacchi li patisco molto. E quindi mi guardo intorno e oltre il trovare la voglia che non c'è di fare mille pacchi e organizzare il tutto, penso a tutte le cose che ho vissuto qui. Penso alle notti infinite trascorse seduti sul letto e in cucina, le lacrime versate e asciugate, i giorni di studio e quelli di cazzeggio, rivedo Elisa che ora è in Cina e che era qui, a mettersi sciarpe e guanti e cappelli e casco perchè era sullo scooter e faceva freddo. Rivedo noi che mangiamo biscotti e fumiamo sigarette guardando YouTube e confidandoci. Rivedo Fatima, che pioveva a dirotto e non avevamo voglia di dormire lontane e resta da me. Rivedo la piadina delle 5 con rucola e prosciutto crudo. Rivedo Emma e la danza western. Risento le urla della mia coinquilina, che litiga con il suo fidanzato, i suoi genitori, suo fratello. Rivedo me, che sono triste e con Manuela che viene immediatamente da me. Rivedo le cene, quella del mio compleanno per esempio. Rivedo tutti i momenti che hanno segnato due anni pieni, due anni in cui ho pianto, ho riso tantissimo, ho conosciuto gente, ho imparato a fare la lavatrice, ho iniziato a scrivere frasi che diventavano post-it sulla parete e a fotografare. Le volte in cui si cenava con il cibo cinese e quelle in cui mangiavamo patatine, quelle in cui mangiavamo frutta a merenda e insalata a cena, le volte in cui un caffè non bastava mai ed era lunghissimo, intervallato da mille sigarette. Ho anche smesso di fumare, in questa casa. E ho guardato mille volte la pioggia da questa finestra e anche la neve.
E ciao ciao, casa Borgia. La mia prima casa. E' qui che ho imparato a cucinare. Qui che ho smesso di fumare. Qui che ho attaccato le tue prime foto.
Le cose cambiano, come ingranaggi di un orologio che devono accordarsi, e non è detto che sia ingiusto. Guardo avanti, adesso. Di tanto in tanto non fa male farlo.
E finisco l'Università quest'anno e poi la specialistica e poi chissà, magari un sogno che si avvera.

Intanto, so come arredare la mia nuova stanzetta.

21 settembre 2010


"La Toscana ha generato molti misteri inquietanti. La Toscana e Firenze in particolare è schiava di un'immagine costruita sopra nell'800,
credo dagli inglesi, come una città solare, una città armoniosa, la città del Rinascimento.
E' vero che è la città del Rinascimento, ma non è una città rinascimentale.
E' una città medievale, è una città di pietra e di pietra fatta di spigoli.
Non c'è spazio per il verde oppure se c'è verde è nascosto.
E' una città cattiva, è sempre stata una città cattiva.
Sono stati commessi qui dei delitti atroci, basta andare in P.zza Signoria e guardare sotto la Loggia dei Lanzi;
son cose sublimi ma è come se ci fosse a Firenze una vena di sadismo e di violenza.
E scorre sotterranea.
E poi quando emerge prende delle forme sublimi, questa lava si solidifica nel Perseo che mostra la testa,
stupri terribili, magnifici del Gianbologna.
Però è una città che se tu la vedi d'inverno è una città grigia, è una città in cui
l'Arno giallo porta giù di tutto, alberi, carogne di animali.
E' una città fatta di strade buie, strette, piccole.
E' stata deformata dagli inglesi: Camera con vista, ma la vista è diversa."
(Spezi, giornalista. Riguardo i delitti del Mostro di Firenze)

Una descrizione di Firenze noir, drammatica, ma vera. Di giorno mette allegria, al tramonto emoziona, ma di notte è spaventosa se si è soli. E' come se di colpo diventasse qualcos'altro. C'è l'alcool, ci sono i vizi, c'è il "tanto dormono tutti e nessuno può vedermi", c'è il buio. E noi abbiamo paura del buio, perchè di notte chiudiamo gli occhi, perché accendiamo i lampioni, perché abbiamo paura di non esistere. Perchè al buio non esistiamo e se ci siamo, diventiamo belve protette da un mantello che ci copre le emozioni, che ci maschera, che ci fa dare morsi alla libertà perché si sa che si assapora a capofitto e con gli occhi chiusi ma abbiamo paura anche di quella. Perché poi ci perdiamo, e essere chiusi dentro è molto peggio di esserlo fuori. Non ci sono chiavi, nè vie d'uscita. Non c'è aria, non c'è sole. Solo noi. E noi siamo il buio più profondo.

Lascio però, una fotografia che ho fatto oggi. Che contrasta pienamente. Che, ancora una volta, conferma la mia idea che qui, in questa città bella e sporca come una zingara del Sud del mondo, a volte sei in Tunisia, altre in India, altre in America e poi, quando vuole, anche in Italia. Ne ho fatte diverse, che ho pubblicato su Facebook (tutte) e sul mio Flickr ( http://www.flickr.com/photos/emmelozzi/ solo quelle che mi piacevano un po' di più).
Intanto è l'una di notte e sto crollando dal sonno.
Non sono più il giaguaro di una volta!



14 settembre 2010


Pier Vittorio Tondelli di se stesso dice:

« Quelli della Vergine forse sono un po’ così: un po’ malinconici, un po’ autunnali, solitari, pignoli, pessimi partner e ottimi singoli. Hanno una grande vita interiore che non necessita di mondanità per esprimersi. Nello stesso tempo forse sono fin troppo preda di umor nero, di attacchi di atrabile, insomma di malinconia. »

(da Wikipedia)