24 agosto 2010

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E assolutamente in silenzio, iniziò a piangere in quel modo che è un modo bellissimo, un segreto di pochi, piangono solo con gli occhi, come bicchieri fino all’orlo di tristezza, e impassibili mentre quella goccia di troppo alla fine li vince e scivola giù dai bordi, seguita poi da mille altre, e immobili se ne stanno lì mentre gli cola addosso la loro minuta disfatta.
(A. Baricco)
Non so che titolo dare a questo post. Malinconia. Nostalgia. Voglia di portare i miei con me.
Fa caldo, qui. Fa caldo e io sono triste. Ho fatto la valigia, per il solito vecchio discorso dei pezzi delle anime che si acchiappano meglio di notte. Ho sentito mamma piangere. Pensavo ridesse e invece forse no, forse piangeva davvero. Un singhiozzo e poi passa tutto. E niente brucia come riconoscere il tuo stesso dolore addosso a qualcuno che ami.
Da bambina adoravo i treni. E ancora adesso se ne vedo io sogno sui passeggeri, sui viaggi, sulla gente. Ma dentro dentro li detesto. Perchè mi portano via anche quando ritorno.
La mia nostalgia è fatta da costellazioni di nostalgia, anche nelle piccole cose. Il giorno dopo un concerto, ad esempio, lo passo ad ascoltare le loro canzoni, a vedere i loro video. Ad alimentare il dolore dell’assenza.

a generare qualcosa di infinitamente più grande delle due ore stesse del concerto. Vivo in un costante dolore del ritorno.

Presto arriverà l'autunno. Finirò gli esami e mi troverò a indossare montgomery e stivali quando fino al giorno prima indossavo una t-shirt. A ottobre nessuno ha fretta e il buio e le strade vuote arrivano al momento giusto. Se le strade son piene fino a tardi non ha senso guardar fuori per riempirle con quello che hai in testa…

Mi mancherà tutto, qui. Tutto. Anche le estati peggiori lasciano sempre addosso una strana forma di solitudine.


Un giorno, se avrò tanti soldi, porterò tutti con me. Tutti a Firenze.

21 agosto 2010

Semi bilancio di un mese pugliese.

La cosa buona di oggi è che ho comprato un vestitino a fiori. Di quelli da femminuccia proprio, di quelli che sotto non ci vanno le Converse rotte e nemmeno quelle nuove.

La cosa produttiva di oggi è che sto mettendo (ancora troppo pochi) un po' di soldi da parte (sono una bambina morigerata eh. Solo perchè spendo sempre, non vuol dire che non ho il senso del risparmio, io) per i tatuaggi (che aumentano sempre... Ora c'è in mente l'idea di fare anche un tatuaggio sulla coscia) ma visto il posto, forse meglio se con quei soldi compro la Somatoline e/o un abbonamento in palestra, che diciamo si vede che non ho mai fatto sport in vita mia (a parte 2 anni di kick boxe).

La cosa sbagliata di oggi è che già sono al secondo gelato della giornata. E che stasera dovrò proprio cenare tanto, che non si beve mai a stomaco vuoto (io e i miei amici, per salutarci, compriamo il Lambrusco Amabile del Penny Market e andiamo in spiaggia. E dopo il terzo bicchiere nemmeno ti accorgi che hai pagato 1.50 Euro 2 litri, talmente pensi sia buono.)!

La cosa buffa di qualche settimana fa è stato il mio acquisto del secolo: un porta assorbenti! Due, in realtà. Ho scoperto che si chiama "Nuvette". E ne ho comprato uno il cui disegno rappresenta un ritratto che ha vagamente a che fare con me. C'è una certa somiglianza. Forse perchè rappresento l'emblema della sindrome mestruale? Del tipo:"Se anche tu, come lei, mangi patatine e piangi disperatamente se vedi una foglia che per un soffio di vento cade da un salice, se anche tu sei un po' infastidita anche se la commessa ti dice che quei jeans ti stanno bene perchè pensi che vuole solo che li paghi a prezzo intero senza aspettare i saldi, se anche tu ti incazzi proprio tanto se non ci sono i tuoi cereali preferiti alla Coop e ripeti anche agli scaffali che non sei nervosa, hai le mestruazioni. E hai URGENTEMENTE bisogno di un porta assorbenti."

La cosa giusta di questi due giorni è che sono andata al mare. E la fortuna è stata che ero in un punto in cui c'erano solo delle gran cozze (no, non intendo quelle attaccate agli scogli) e, anche se bianchiccia, mi sentivo quasi normale. Addirittura la ricrescita del pelo non mi tangeva troppo.

La cosa ingiusta di questi due giorni è che sono andata al mare. E la sfortuna è stata che una merdusa si è divertita a fare petting sul mio braccio e sul mio ginocchio. Rossore, mia madre che pensava fossi colta da una rara malattia fulminante, io che avverto un fastidio non indifferente. Mi precipito al bar del lido e mi spruzzano ammoniaca mentre io dico quasi in lacrime solo la parola "BRUCIA" con un bagnino che cercava di calmarmi e una BAMBINA che guardandomi cercava di consolarmi, mentre il resto dei bagnanti si chiedeva se sapessi dire altro oltre che "BRUCIA!". Poi ho pensato che potevo pisciarci su e avrei evitato lo show.

La cosa assurda è che mentre scrivo il post c'è una musica araba che aleggia nell'etere fuori dal mio balcone. Araba del tipo che con il caldo, il deserto qui fuori (in senso metaforico!), passerotti che usano le ali per sventolarsi e non per volare visto il sole che toglie il respiro, sembra proprio che non sei in Puglia ma a Istanbul, tipo.

La cosa tragica è che oggi è 21 Agosto. Essere al 21 Agosto vuol dire che non hai più scuse per non studiare, a parte le festicciole per i saluti con gli amici. Essere al 21 Agosto vuol dire che manca sempre meno alle date degli esami. Essere al 21 Agosto vuol dire anche che tra meno di un mese è il mio compleanno (oddio, 23 anni. Sono vecchia) e tra meno di un mese posso vedere sempre più vicina la mia tesi triennale. Essere al 21 Agosto vuol dire che tra 4 giorni ritorno a Firenze e che tra 4 giorni sarà dura sentire e vedere i miei solo via Skype.

La cosa strana è che ho sempre sonno. Se dormo ho sonno. Se non dormo ho sonno. E che è.

La cosa brutta è che ho visto che ci sono persone che non sono affatto indispensabili come credevo. Persone che poi ti fanno volgarmente dire:"Amiche di sto cazzo!" (che detto così sembra più lo slogan di una pubblicità regresso, con due felici amiche con alle spalle un enorme pene di plastica che sorride.) Persone che ti hanno fatto male e nemmeno si accorgevano che dalle tue risposte e dal tuo "Tutto bene" c'era dietro una montagna che si stava disgregando. Non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire, diceva un vecchio adagio.

La cosa schifosa è che le persone che mi salutano su Facebook, per strada a malapena mi fanno un cenno con la mano (quando va bene).

La cosa noiosa è che persone che conosco solo di vista e che dal vivo non mi fermerebbero mai nemmeno per chiedere il mio stato d'animo, tramite Facebook, mi chiedono di prendere un caffè insieme.

Comunque, dopo queste brevi parole, dopo che il mac mi si è piantato (no, mela morsicata. Non posso accettare crash da te. E' vero. Sono solo le delusioni dovute alle nostre aspettative mancate che ci fanno soffrire. E tu, mac, è la seconda volta che mi ferisci. Però penso che è quando parlo troppo con cose inanimate o vegetali che questi pensano di suicidarsi in un qual modo. La gerbera è un valido esempio.) è giunto il momento di mettere un bel punto.
Punto.

5 agosto 2010

Pensavi fossero rose e invece... invece è merda.



"[...] Quelli con cui andavi a scuola e ai quali non hai detto ciao quando siete usciti dal portone l’ultimo giorno, perché eri così sicuro che niente sarebbe mai cambiato, che sareste rimasti amici per sempre e non avreste mai perso i contatti, forse avresti trovato qui anche loro, un paese intero per tutto quello che hai dimenticato, che hai perso, che è svanito dalla tua vista lungo il cammino."

Johan Harstad, Che ne è stato di te, Buzz Aldrin?



Ho sentito l'impulso di scrivere, senza avere poi niente da dire, per il solo motivo che era troppo tempo che non mi confrontavo con tutto il rumore che la notte esplode nella mia testa.

Avevo scritto un altro post, che, ironia della sorte, non è stato pubblicato per errori dovuti al server. Ed è stato come un sollievo. Fosse stato un foglio, l'avrei accartocciato, stretto tra le mani, buttato per terra. Non l'avrei mai più riletto, nemmeno nei miei numerosi momenti da nostalgica. Erano parole banali, noiose.

Sono intollerante. Lo sono sul serio, adesso. Lo sono a tal punto che dico basta, questa volta.

Dico basta a coloro che se hai una casa al mare e delle orecchie che sanno ascoltare diventi il migliore e poi, se decidono come passare una giornata speciale, chiamano tutti tranne te. Basta a quelle persone che sono scostanti, che pretendono pretendono pretendono e poi non danno null'altro che un bacio di Giuda. Basta a chi mi dice bugie, che siano anche "buone", che siano anche per nascondere una sorpresa che poi non c'è. Basta a chi mi fa sentire usata, esclusa, incazzata. Basta versare lacrime per persone di cui, anche se dopo un po' di tempo, posso fare a meno. Dico basta a chi mi nasconde la realtà, sia quella brutta che quella bella, tutta quanta. Basta. Basta perchè sono stanca di dividere puntualmente il mio cuore a pezzi per chi non mi dà nemmeno un centesimo.

A volte basta poco, basta davvero poco, basta un po' di vento la sera per vedere se un muro crolla. E questa volta, non mi importa di curare crepe. Questa volta voglio appendere il quadro del mio cuore solo su un muro che non crolla mai.

Questa volta, la parete dell'amicizia ha troppi difetti. E sono stanca.

Mi sono fatta una promessa in questi giorni. Essere felice sempre e voltare sempre (e soprattutto indistintamente) le spalle a chi e alle cose che mi fanno soffrire, senza più sconti.

Ecco, nel pensarlo e prometterlo, sento come se mi volessi più bene.