21 ottobre 2010

Domande e risposte


Mi hanno chiesto:"Com'è nata la tua passione per la fotografia, perché? Cos'è per te?"
Secondo me la fotografia rende vivi. Ma nel senso che una persona, in una foto, anche tra 100 anni sarà sempre viva. All'uomo viene facile uccidere, morire e far morire. Ma non è forte quanto una foto, perché non è eterno come un'immagine. Mi piace perché mi piace il mondo, e il mondo è pieno di cose stupende. Mi piace sforzarmi di vedere quel dettaglio che sembrerà poi bello o astratto o diverso, semplicemente. Ci sono giorni che non riesco a stupirmi, che mi sembra tutto maledettamente grigio e spento ma mi impegno che ci sia spazio per uno scatto. Mi piace perché a me l'arte figurativa piace tutta, perché io faccio tutto con gli occhi e con la testa, più che con le mani. Mi piace perché il click di una macchina fotografica è bello quanto il rumore del caffè che esce dalla moka. Mi piace perché in realtà io non vorrei mai perdermi nulla e se fossi una super-eroina sceglierei probabilmente il dono dell'ubiquità. Mi piace perché quando mi sveglio e vedo la luce che passa attraverso la persiana penso:"Sai che belle foto verrebbero con questa luce" prima ancora di pensare al caffellatte. Mi piace perché in realtà ho il terrore dei cambiamenti anche se un bocciolo che diventa rosa è un cambiamento bellissimo e con una fotografia so che quella cosa che ho fotografato è e sarà per sempre mia. E ho gocce di Martini avanzati, ho la pioggia sui vetri, ho le nuvole, ho polvere di caffè su una tazza rossa a pois bianchi, ho fili di telefono attorcigliato, ho fondi di bottiglie, ho bollicine di Coca Cola, ho la carta di un cioccolatino mangiato di notte, ho il riflesso del sole su una coperta, ho il mare, ho giochi di luce. E queste piccole, piccole cose le avrò sempre.
E non sono brava. Non sono brava in tante cose. Però ammetto che a volte le mie foto mi piacciono parecchio. Non tutte, ovvio. Ma alcune sì, alcune sono belle.
Ho iniziato a fotografare 4 anni fa, per un esame di Fotografia. Poi la cosa ha preso la mano, poi il cuore, poi gli occhi, poi la testa. Mi ha presa tutta. E' quindi una passione recente, recentissima. Ma viscerale.
E poi è divertente, ma meno per i tuoi amici che per fotografare la buccia d'arancia dentro un bicchiere fai sciogliere il ghiaccio dentro il loro Campari, per fotografare una colazione fai freddare il caffè. Però poi mi dicono che le foto piacciono e allora per me quello è già esser stata perdonata.

Ecco, è per questo che a me piace la fotografia. Per quello che mi dà, ogni giorno. Per quello che non mi dà quando escono foto che non mi vengono come avrei voluto. Perchè attraverso quell'obiettivo tutto il mondo sembra un'opera meravigliosa e perfetta, anche se poi non lo è. E te lo fa amare un po' di più, anche se a volte non se lo merita.
Per quello che dà agli altri che le vedono e per quello che non dà a chi le vede.
Sì, a me piace la fotografia e le voglio bene. Proprio tanto.


18 ottobre 2010

Ikeazzate.

Giornata lunga, lunghissima. E se ne prospettano altre.

4 ore all'Ikea, quando vai a cercare i prodotti del catalogo, quando tu, povera piccola e nera fanciulla devi mettere le ante del tuo armadio su quel carrello che corre, cazzo scivola benissimo su quel pavimento polveroso, scivola che sembra ghiaccio nonostante abbiano un peso di almeno 70 kg (però abusi del tuo essere piccola, nera e del fatto che hai degli occhi disperati facendo fare tutto a un forzuto e cattivissimo Omino Ikea), quando non riesci a vedere nemmeno una cazzata, di quelle cose inutili e che si romperanno nel giro di un mese, di quelle scatole che non userai, di quelle lampade che non servono, quando non mangi nemmeno una piadina spinaci e mozzarella (fatta con i trucioli probabilmente perchè la consistenza è quella) nè prendi un caffè sedendoti e guardando il parcheggio e gli aerei che partono da Peretola, quando non puoi far accoppiare i peluche orrendi che sono in quelle ceste enormi nè puoi giocare con le marionette, quando non puoi provare una poltrona o un materasso, quano non puoi guardare una stanza e dire "Io casa mia la voglio così", è stressante. E' stressante perché devi girare ovunque per fare solo le cose fondamentali. "Meglio questo, no non entra, il montaggio perché io un armadio non me lo monto, meglio quello, no quello non c'è più, ah dimenticavo una luce, carino questo ma non serve, costa tanto, magari andiamo a prendere quell'altro." Uff.
La proprietaria era troppo incinta, e mi dispiaceva che girasse con noi (dalle 11 alle 15.30) ma alla fine lei pagava e 900 euro noi non ce li avevamo. Lei è dolcissima, poi avrà un istinto materno moltiplicato all'ennesima potenza (si può moltiplicare all'ennesima potenza? Non lo so, non sono mai stata brava in matematica) che si è fermata giusto due minuti per vedere una copertina da mettere alla bambina quando farà freddo, con gli occhi che le brillavano. E come lei, tante altre. (Ma quante donne in attesa ci sono all'Ikea?!)
Comunque, anche se mi manca ancora uno scaffale, che era finito, la mia camera sarà carinissima. E' su due piani e su ci sarà un salottino compreso di divano, tv, plaid, tappeto, lampada da terra, porta dvd, tavolino, e foto, tantissime foto e disegni, tappezzati ovunque. Giù invece ci sarà il lettino, l'armadio, il comodino, scrivania, libreria, uno scendiletto. E, ovviamente, foto, tantissime foto.

Poi, domani dovrebbe esserci anche il prof col quale dovrei/vorrei dare la tesi.
Mi dovrò alzare prestissimo e l'unica cosa che mi spinge a essere fuori già alle 7 è che magari c'è una luce così bella che Firenze sarà ancora più bella e il mio obiettivo ancora più contento.
Concludo questo post inutile che sa di pagina di diario Smemoranda, mi sa che è meglio.
E poi è tardissimo e corro a nanna.

5 ottobre 2010

L'iniziare un post quando sono ispirata a metà per me è sempre difficilissimo. Tipo ora, cancellerò mille volte queste prime righe, perché non mi soddisferanno, perché non mi piaceranno, perché mi sembreranno orrende.
Comunque.
Prossima settimana trasloco, nolente, molto nolente. Questa casa era in un punto di Firenze che amavo terribilmente. E questa camera, anche se spartana e fatta male la sentivo proprio mia.
Ora sarò più vicina all'Università e, a dirla tutta, la camera nuova è veramente adorabile. E' su due piani e anche se sono pigra, una rampa di scala la faccio volentieri. Però io mi sa che i distacchi li patisco molto. E quindi mi guardo intorno e oltre il trovare la voglia che non c'è di fare mille pacchi e organizzare il tutto, penso a tutte le cose che ho vissuto qui. Penso alle notti infinite trascorse seduti sul letto e in cucina, le lacrime versate e asciugate, i giorni di studio e quelli di cazzeggio, rivedo Elisa che ora è in Cina e che era qui, a mettersi sciarpe e guanti e cappelli e casco perchè era sullo scooter e faceva freddo. Rivedo noi che mangiamo biscotti e fumiamo sigarette guardando YouTube e confidandoci. Rivedo Fatima, che pioveva a dirotto e non avevamo voglia di dormire lontane e resta da me. Rivedo la piadina delle 5 con rucola e prosciutto crudo. Rivedo Emma e la danza western. Risento le urla della mia coinquilina, che litiga con il suo fidanzato, i suoi genitori, suo fratello. Rivedo me, che sono triste e con Manuela che viene immediatamente da me. Rivedo le cene, quella del mio compleanno per esempio. Rivedo tutti i momenti che hanno segnato due anni pieni, due anni in cui ho pianto, ho riso tantissimo, ho conosciuto gente, ho imparato a fare la lavatrice, ho iniziato a scrivere frasi che diventavano post-it sulla parete e a fotografare. Le volte in cui si cenava con il cibo cinese e quelle in cui mangiavamo patatine, quelle in cui mangiavamo frutta a merenda e insalata a cena, le volte in cui un caffè non bastava mai ed era lunghissimo, intervallato da mille sigarette. Ho anche smesso di fumare, in questa casa. E ho guardato mille volte la pioggia da questa finestra e anche la neve.
E ciao ciao, casa Borgia. La mia prima casa. E' qui che ho imparato a cucinare. Qui che ho smesso di fumare. Qui che ho attaccato le tue prime foto.
Le cose cambiano, come ingranaggi di un orologio che devono accordarsi, e non è detto che sia ingiusto. Guardo avanti, adesso. Di tanto in tanto non fa male farlo.
E finisco l'Università quest'anno e poi la specialistica e poi chissà, magari un sogno che si avvera.

Intanto, so come arredare la mia nuova stanzetta.