5 ottobre 2010

L'iniziare un post quando sono ispirata a metà per me è sempre difficilissimo. Tipo ora, cancellerò mille volte queste prime righe, perché non mi soddisferanno, perché non mi piaceranno, perché mi sembreranno orrende.
Comunque.
Prossima settimana trasloco, nolente, molto nolente. Questa casa era in un punto di Firenze che amavo terribilmente. E questa camera, anche se spartana e fatta male la sentivo proprio mia.
Ora sarò più vicina all'Università e, a dirla tutta, la camera nuova è veramente adorabile. E' su due piani e anche se sono pigra, una rampa di scala la faccio volentieri. Però io mi sa che i distacchi li patisco molto. E quindi mi guardo intorno e oltre il trovare la voglia che non c'è di fare mille pacchi e organizzare il tutto, penso a tutte le cose che ho vissuto qui. Penso alle notti infinite trascorse seduti sul letto e in cucina, le lacrime versate e asciugate, i giorni di studio e quelli di cazzeggio, rivedo Elisa che ora è in Cina e che era qui, a mettersi sciarpe e guanti e cappelli e casco perchè era sullo scooter e faceva freddo. Rivedo noi che mangiamo biscotti e fumiamo sigarette guardando YouTube e confidandoci. Rivedo Fatima, che pioveva a dirotto e non avevamo voglia di dormire lontane e resta da me. Rivedo la piadina delle 5 con rucola e prosciutto crudo. Rivedo Emma e la danza western. Risento le urla della mia coinquilina, che litiga con il suo fidanzato, i suoi genitori, suo fratello. Rivedo me, che sono triste e con Manuela che viene immediatamente da me. Rivedo le cene, quella del mio compleanno per esempio. Rivedo tutti i momenti che hanno segnato due anni pieni, due anni in cui ho pianto, ho riso tantissimo, ho conosciuto gente, ho imparato a fare la lavatrice, ho iniziato a scrivere frasi che diventavano post-it sulla parete e a fotografare. Le volte in cui si cenava con il cibo cinese e quelle in cui mangiavamo patatine, quelle in cui mangiavamo frutta a merenda e insalata a cena, le volte in cui un caffè non bastava mai ed era lunghissimo, intervallato da mille sigarette. Ho anche smesso di fumare, in questa casa. E ho guardato mille volte la pioggia da questa finestra e anche la neve.
E ciao ciao, casa Borgia. La mia prima casa. E' qui che ho imparato a cucinare. Qui che ho smesso di fumare. Qui che ho attaccato le tue prime foto.
Le cose cambiano, come ingranaggi di un orologio che devono accordarsi, e non è detto che sia ingiusto. Guardo avanti, adesso. Di tanto in tanto non fa male farlo.
E finisco l'Università quest'anno e poi la specialistica e poi chissà, magari un sogno che si avvera.

Intanto, so come arredare la mia nuova stanzetta.

1 commento:

Giuseppe Di Bernardo ha detto...

<3
Ci mancherete, spiriti di casa Borgia.