Jeans, Superga, maglione e i soliti occhialoni da sole.
Un saluto a Tontolo, il mio portinaio, che parla parla parla parla mentre io dico che ho fretta.
Sì ho fretta di andare a comprare delle arance. Ho un disperato bisogno di vitamina C.
Solo che.
Ci sono troppi negozi d'abbigliamento sulla via per arrivare alla Conad da casa mia.
Sono pur sempre una donna. Una donna terribilmente triste e debilitata da un fastidioso raffreddore. Una donna che ha lasciato da poco la sua famiglia per ritornare in una città lontana. Una donna che ha già comprato, nonchè iniziato a leggere, i libri di St.dell'Arte per l'esame. Una donna che ha sbagliato solo una domanda su 30 ad un esame. Una donna che era in compagnia solo di dispettosi virus e tachipirine in questi giorni. Una donna che, da quando è ritornata, non ha comprato niente a parte lo shampoo e il pane.
Una donna insomma, che di scuse se ne sa trovare tante per giustificare QUELL'ADORABILE TUTINA NERA ALLA TURCA.
Da brava osservatrice di Glamour e Cosmopolitan e Vogue e Vanity Fair (sì, osservatrice perchè io non trovo mai nulla di leggere, solo foto di splendide modelle anoressiche che mi ricordano che ero a dieta proprio dopo aver ordinato, stesa sul letto, una pizza capricciosa, sì con olio piccante se è possibile, grazie.) sono il MUST della nuova stagione.
Entro, tocco il tessuto e leggo che addirittura è Made in Italy. Non ce ne sono altri. Vedo il prezzo. Qualcosa in me dice di desistere. Dice che quei soldi mi potrebbero servire per cose più utili. Per mangiare, per esempio. Per sopravvivere insomma. Ok, mi dico. Se non è della mia taglia non lo compro. Il fato volle che fosse della mia taglia. E che fosse l'unico rimasto. E che fosse così esattamente da come lo desideravo da un'infinità di tempo. Ok, mi dico. Lo provo. Magari non mi piace come mi sta addosso. La commessa carina e svampita mi accompagna nel camerino mentre il suo collega super checca sorride. Lo indosso. Ommioddio. Lo adoro. La commessa chiede come va. Mi faccio vedere. L'amico super checca sbircia ed esplode in un: "Sei assolutamente e squisitamente easy chic, tesoro! Non può mancare nell'armadio di una fashion victim!"
SEI ASSOLUTAMENTE E SQUISITAMENTE EASY CHIC. TESORO. FASHION VICTIM.
EASY CHIC, capite? FASHION VICTIM.
C'è chi questi termini li usa davvero. Li usa nella vita reale. C'è chi i giornali che a volte compro li studia seriamente. E' stato quasi emozionante. Sì. Volevo stringergli la mano e dirgli... beh, non dire nulla.
Ad ogni modo, conoscendomi, quella frase con quel tripudio di parole inglesi e avverbi poteva farmi scappare senza l'acquisto. Ma invece.
Nulla ha fermato il colpo di fulmine tra me e la tutina nera alla turca. E quando l'amore chiama, il corpo risponde,secondo me. Sempre.
Quindi allora ho capito che andava bene. Andava bene la commessa svampita e con la ricrescita. Andava bene il collega che usa e crede in termini che io uso per sfottere. Andava bene sopravvivere di stenti fino alla prossima ricarica postepay. Andava bene comprare il Martini Baby piuttosto che la bottiglia. Andava bene il caffè in casa e non al bar. Andava bene mangiare i rimasugli di un minestrone liofilizzato che comprai e che è ancora lì surgelato.
Andava benissimo.
"Se vuole, con lo scontrino, può cambiare questo capo con un altro, nel caso si accorgesse che non le va bene."
Resto sempre più interdetta. Uno: perchè dovrei cambiarlo se lo sto acquistando dopo averlo anche provato? Due: Non è un regalo, non ho chiesto mica pacchettini regali o mi ha mica sentito dire "Dia a me lo scontrino e tolga il prezzo è un regalo" perchè dovrei riportartelo?
Ad ogni modo dico un semplice va bene. E già penso a quando lo indosserò. A quando lo abbinerò. A quanto lo userò.
Torno verso casa. Soddisfatta. Sorridente. Con un trofeo tra le mani. Un trofeo EASY CHIC.
...Ah, essere stupidamente e vezzosamente donne, che goduria!
Ps. Le arance ovviamente mi sono ricordata di comprarle quando ero già in pantofole.
PPs. Sì, ho usato anche io nella stessa frase due avverbi insopportabili.
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