29 maggio 2009

Dove vanno le cose che perdi?

"Mi sembra che al mondo, esistano tante storie sospese...
E che si perdono per strada."
Italo Calvino
Per un attimo ho pensato che fossero lacrime quelle che cadevano dal cielo, stasera.
Poi ho ripensato a oggi e ho capito che era pioggia vera.
Perchè le lacrime sono già scese, tempo fa. E non si disperdono su un cuscino da veramente tanto tempo ormai. Quando ero troppo felice. Quando ero troppo triste. Lontana. Malinconica. Orgogliosa. Fiera. E ora no, non c'è motivo che scorrano. Nemmeno se fosse nuvoloso.
Mi sono svegliata relativamente presto. C'era il sole. C'era il vento. Come al solito il rimmel ha coperto una notte meno insonne del solito.
Sono arrivata a lezione tardi perchè non mi andava di correre. Non questa volta.
Il mio professore ha gli occhi chiari che col sole sembrano di vetro. Mi piace che abbia riso per la mia buffa e azzardata parodia su Shakespeare. Ha un bel modo di ridere. Le rughe che raccontano e testimoniano i suoi tanti anni, raddoppiano intorno gli occhi e arrossisce leggermente. La sua voce mi ricorda di viaggi invernali. Di quando le 17 era già quasi buio e usciva il fumo dalla bocca per il freddo. Mi ricorda di momenti lontani. Di notti antiche che forse non si ripeteranno più. Mi ricorda le meravigliosi notti trascorse su un soppalco. I pomeriggi bagnati su un divano. Rubrik e la sigaretta alla finestra. China Martini e 4 salti in padella. E la voglia di non staccarsi mai che ancora conservo gelosamente e che ancora possiedo.
Oggi ho deciso che mi laureo con lui, probabilmente.
Sono poi stata, praticamente tutto il giorno, con un'amica che parla come il Vernacoliere a volte, deh. Mi è simpatica da sempre anche se non ricordo come l'ho conosciuta. Ha una casa da sogno. E due tette enormi che invidio. Mi piace perchè mi racconta di tutto. Mi racconta il suo passato. Come se mi conoscesse da sempre ma non ci fossimo viste per anni. Come se avessi perso le puntate della sua giovinezza.
Abbiamo fatto merenda e s'è aggiunto anche il padre. E pensavo al mio. Al mio che non c'è. Che quando faccio qualcosa penso "Ora glielo mando via mail" quando vorrei che fosse nella stanza accanto, a volte.
L'indipendenza allontana a volte. E i sogni rendono soli, spesso.
Da domani iniziano giorni intensi. Ho deciso così.
Ho voglia di correre. No, non per scappare, non stavolta. Solo correre.
E vorrei andare. Andare e rubare pezzi di anime. Rubare sguardi e sorrisi. Rubare la leggerezza e l'incoscenza. Rubare quella spensieratezza che sto perdendo. Rubare la voglia di andare ad una festa nonostante devo studiare giorno e notte, che non ho. Rubare ciò che potrei perdere, che ho perso, che sto perdendo. Rubare i miei passati 19 anni, che ora già mi ritrovo a dire:"Io alla tua età..". Rubare ancora una volta quelle parole arrivate troppo tardi. Rubare quell'ultimo saluto che era un lamento, su un letto straziante. Rubare quello stupido:"Ciao" detto per strada prima che morisse e che ora è una delle cose più importante che ricordi. Rubare ancora la sua maglia "Mi piace-La vuoi?-Maddai mi andrà grande-Te la porto domani lavata-Vabè mica puzzi-Eh saprà di erba e sigarette-Allora me la porti domani-E' tua"e ritrovarla, perchè ce l'ho ancora da qualche parte ma ho rimosso dove l'abbia messa. Stupidamente. Come se ci fosse bisogno di una maglia, poi, per ricordarsi qualcuno che è andato via per sempre. Rubare la follia di cambiare da un momento all'altro; cambiare capelli e città, così, nel giro di 4 ore.
Vorrei rubare ciò che non ho.
No.
Non posso comprarla.
Ciò che vorrei veramente, un prezzo, davvero non ce l'ha. E se ce l'avesse, sarebbe troppo costoso, anche per Bill Gates.

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