7 maggio 2009

Tristezza di un Clown


Tristezza di una maschera.

Lo lessi tempo fa quel libro. Mi ricordo che era mi era piaciuto. E che subito dopo lessi Chiedi alla Polvere che mi piacque mille volte di più.


Il giovedì è un giorno che qui a Firenze mi piace tanto.

Perchè la settimana non è appena iniziata e non è ancora finita. Perchè mi piace la lezione di Storia dell'Arte. Perchè mi piace passare sotto i portici di P.zza della Repubblica e vedere il mercatino dei fiori. Tanti fiori e piante. Tra colori e boccioli. Perchè sono tanti giovedì che ormai c'è un caldo sole anche alle 9 del mattino.


Ma.

C'era un mimo che si truccava.Lento.Un fiore ai suoi piedi.Tanta di quella cipria che poteva incolpare quella polvere per gli occhi lucidi. Quella polvere da geisha senza kimono.

Occhi lontani. Più lontani del pavimento su cui si posavano.E con un rossetto, rosso, rosso come la rabbia, rosso come Venere, rosso come Otello, rosso come il sole al tramonto,rosso come il sangue, rosso come la passione, rosso come la carne.Un rosso così. E si disegnava un sorriso.

E mi sembrava una lama sottile quel pennello con cui, con una maestria e precisione impressionante, avrebbe recitato la sua parte, anche oggi.Una lama che tagliava un pò il cuore e non si sarebbe capito dove iniziava un rosso e finiva l'altro.


Poi m'ha guardato.

Uno sguardo di chi è stato scoperto.Di chi ti chiede di non dirlo a nessuno.Di chi vorrebbe dirti di andartene via.Di chi avrebbe avuto scie nere sulle gote da un momento all'altro.



Per me, non c'è cosa più struggente di un mimo triste.


Domani vorrei vedere come sta.

Anche se so che non lo troverò.

Aveva lo sguardo deciso, insicuro e malinconico di una partenza senza ritorno.
Il disegno è mio, ma non l'ho inventato. Ma la foto originale era veramente somigliante a lui. L'ho disegnato perchè stasera volevo ricordarmi di quanto un sorriso disegnato non significhi esser felici.
E lui non lo sa, ma io gli ho visto scendere quella lacrima prima che nascesse.

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