Mi piacciono i temporali notturni.
Mi piace che è notte e ci sono i fulmini che dividono il cielo in tonalità di viola, un viola strano.
La temperatura si è abbassata e i tuoni si fanno sempre più vicini. Sembrano grida.
Il vento si alza e gli alberi si muovono in una sensuale danza spaventosa e dinamica. Una coreografia di fruscii e gocce grandi come noci.
Non voglio essere una sorta di bollettino metereologico, stanotte.
Ma questo tempo mi sa di Settembre, di Ottobre.
Mi sembra che devo rifare la mia valigia -che ormai non riesco mai a disfarla, neanche ora che so che ritorno tra almeno un mese.ho tolto qualche maglia, un paio di camicie, ma il resto è ancora tutto lì. credo voglia dire qualcosa, credo significhi molte cose- che magari questa è l'ultima settimana e mi devo ricordare di salutare i vecchi amici.
Mi sembra che devo fare l'ennesimo biglietto e guardare dal finestrino mio padre che aspetta il treno che parte.
Mi sembra che sono pronta per ritornare a, buffo dirlo, casa.
So che è questa la mia vera casa, so che qui sto bene, so che ogni volta sembra di intrufolarmi in un cassetto della memoria, tra ricordi e vecchi amici che continuano a cambiare come te e con te, anche se a km di distanza. So che qui avrò sempre un sorriso in più, la Coca Cola che mia madre non mi fa mancare mai, anche -e soprattutto- rimproveri. So che qui io sto bene e tutto sommato sono felice.
Ma so anche che mi manca molto della mia vita in una città fatta di piazze e accademia. E non solo per i miei ritmi che a Firenze sono del tutto sfalsati, compresa la mia dieta che si traduce in caffè, pranzo delle 17 e cena alle 23 e una buona notte quando fuori è già giorno. Ma per il resto.
Per la spesa che sennò chiude. Per le mie amiche che "andiamo a prendere qualcosa da bere". Per i Borgiamici e Kung Fu Gigio Tontolo che parla sempre. Per i pranzi aglio olio e peperoncino che mi scoccia uscire. Per una sigaretta quando avevi deciso di smettere di fumare. Per la malinconia, anche. Per la nostalgia che mi viene guardando i miei su skype. Per il dispiacere di quando mi sento dire da Desy o da mia madre o da mio padre "mi manchi" "speriamo di vederti presto" "ti voglio bene".
E ora piove. Tanto. Un cielo di Niagara.
E ora non vorrei essere qui.
Voglio il dono dell'ubiquità. Anche perchè così, nel 2012, una metà di me sarà qui, l'altra a Firenze.
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