9 novembre 2010
7 novembre 2010
Mercurio
21 ottobre 2010
Domande e risposte
Mi hanno chiesto:"Com'è nata la tua passione per la fotografia, perché? Cos'è per te?"
18 ottobre 2010
Ikeazzate.
5 ottobre 2010
21 settembre 2010
14 settembre 2010
Pier Vittorio Tondelli di se stesso dice:
« Quelli della Vergine forse sono un po’ così: un po’ malinconici, un po’ autunnali, solitari, pignoli, pessimi partner e ottimi singoli. Hanno una grande vita interiore che non necessita di mondanità per esprimersi. Nello stesso tempo forse sono fin troppo preda di umor nero, di attacchi di atrabile, insomma di malinconia. »
(da Wikipedia)
13 settembre 2010
Meno l'ultimo (orale)
Ok, altro esame andato. Ora Economia e per i 3 anni ho finito gli esami orali.
11 settembre 2010
C'è mica altro da aggiungere!
8 settembre 2010
Avanti popolo, alla riscossa!
6 settembre 2010
Pre- esami e conseguente Urlo di Munch.
2 settembre 2010
"Settembre non ci troverà, coi suoi venti non può, non vincerà."
quest'aria di settembre
o solo che
sto diventando grande
ecco cos'è
mi viene da ridere... due lacrime
ma poi perché
di colpo tutto non è facile"
24 agosto 2010
.
a generare qualcosa di infinitamente più grande delle due ore stesse del concerto. Vivo in un costante dolore del ritorno.
Presto arriverà l'autunno. Finirò gli esami e mi troverò a indossare montgomery e stivali quando fino al giorno prima indossavo una t-shirt. A ottobre nessuno ha fretta e il buio e le strade vuote arrivano al momento giusto. Se le strade son piene fino a tardi non ha senso guardar fuori per riempirle con quello che hai in testa…
Mi mancherà tutto, qui. Tutto. Anche le estati peggiori lasciano sempre addosso una strana forma di solitudine.
Un giorno, se avrò tanti soldi, porterò tutti con me. Tutti a Firenze.
21 agosto 2010
Semi bilancio di un mese pugliese.
5 agosto 2010
Pensavi fossero rose e invece... invece è merda.
"[...] Quelli con cui andavi a scuola e ai quali non hai detto ciao quando siete usciti dal portone l’ultimo giorno, perché eri così sicuro che niente sarebbe mai cambiato, che sareste rimasti amici per sempre e non avreste mai perso i contatti, forse avresti trovato qui anche loro, un paese intero per tutto quello che hai dimenticato, che hai perso, che è svanito dalla tua vista lungo il cammino."
Johan Harstad, Che ne è stato di te, Buzz Aldrin?
Ho sentito l'impulso di scrivere, senza avere poi niente da dire, per il solo motivo che era troppo tempo che non mi confrontavo con tutto il rumore che la notte esplode nella mia testa.
Avevo scritto un altro post, che, ironia della sorte, non è stato pubblicato per errori dovuti al server. Ed è stato come un sollievo. Fosse stato un foglio, l'avrei accartocciato, stretto tra le mani, buttato per terra. Non l'avrei mai più riletto, nemmeno nei miei numerosi momenti da nostalgica. Erano parole banali, noiose.
Sono intollerante. Lo sono sul serio, adesso. Lo sono a tal punto che dico basta, questa volta.
Dico basta a coloro che se hai una casa al mare e delle orecchie che sanno ascoltare diventi il migliore e poi, se decidono come passare una giornata speciale, chiamano tutti tranne te. Basta a quelle persone che sono scostanti, che pretendono pretendono pretendono e poi non danno null'altro che un bacio di Giuda. Basta a chi mi dice bugie, che siano anche "buone", che siano anche per nascondere una sorpresa che poi non c'è. Basta a chi mi fa sentire usata, esclusa, incazzata. Basta versare lacrime per persone di cui, anche se dopo un po' di tempo, posso fare a meno. Dico basta a chi mi nasconde la realtà, sia quella brutta che quella bella, tutta quanta. Basta. Basta perchè sono stanca di dividere puntualmente il mio cuore a pezzi per chi non mi dà nemmeno un centesimo.
A volte basta poco, basta davvero poco, basta un po' di vento la sera per vedere se un muro crolla. E questa volta, non mi importa di curare crepe. Questa volta voglio appendere il quadro del mio cuore solo su un muro che non crolla mai.
Questa volta, la parete dell'amicizia ha troppi difetti. E sono stanca.
Mi sono fatta una promessa in questi giorni. Essere felice sempre e voltare sempre (e soprattutto indistintamente) le spalle a chi e alle cose che mi fanno soffrire, senza più sconti.
Ecco, nel pensarlo e prometterlo, sento come se mi volessi più bene.
15 luglio 2010
Caldo e zanzare
13 luglio 2010
Ragazzina, non hai scampo. O forse sì.
Ragazzina, non hai scampo. Specialmente se il destino ti ha fatta nascere in un paese chiamato “Italia”; non che altrove te la passi meglio, però qui, per te, sta cominciando ad essere qualcosa di molto simile all’inferno.
Hai sedici anni. Da quando sei una bambina piccola, addirittura una neonata, non sei un essere umano ma un target da una parte, e un oggetto dall’altra. Ti sbattono sui manifesti, sui giornali e in tv per far vendere. Poi ti obbligano a comprare. Compravendita. L’anno prima ti dicono che a otto anni e mezzo devi portare per forza i jeans a vita bassa; quello dopo li devi portare a vita alta. Ti scelgono i colori. Scelgono per te tutto quanto, come se non bastasse la tua famiglia.
Ma cosa importa: arriva, prima o poi, il tempo dell’amore. Ah, l’amore. Nel Paese dell’Amore, poi, è ancora più amore. I sogni, la luna, i primi baci, le prime coltellate. Ti innamori del coetaneo e subito, zac, ti allucchetta. Sei sua, ovviamente per sempre. E se non ti va più di essere sua per sempre? Eh, ti tocca rassegnarti. O tenta di ammazzarti, riuscendoci non di rado; oppure il mondo gli crolla addosso e si ammazza per sé, lasciandoti con la convinzione di essere brutta, sporca, cattiva, assassina. Perché hai osato rifiutare il suo amore puro e eterno. Quello dei filmoni e dei librini. Quello di Twilight e di Moccia.
Ma, magari, dei coetanei non te ne importa. Decidi, giunta la cosiddetta età del consenso, di provare con uno più grande, magari uno di trent’anni e rotti, di buona famiglia, bravo ragazzo, persino appena laureato. E lui che fa? Prova a indovinare: zac, ti allucchetta. Sei sua, e per sempre. Va da sé. Lui è grande, è un uomo. Ti deve difendere e si è ben attrezzato per la bisogna: pistole e fucili a pompa. Ti deve difendere dai rumeni, come diceva appunto un trentunenne di Mestre. I rumeni sono dei mostri e stuprano, e allora è necessario armarsi per difendere la povera, indifesa sedicenne tanto amata. La quale, un bel giorno, si stufa; ma non c’è nessuno, allora, che la difende dal difensore. Lui prende la sua pistola antirumeni e, una torrida domenica di luglio, la scarica su di te mentre sei in bicicletta. Poi, si ammazza. Titoloni. “Omicidio passionale”, “Ex fidanzati”. Lenzuoli bianchi dai quali spuntano, ragazzina, i tuoi piedini con le scarpine alla moda. Poco dopo la fine della scuola, quando avevi voglia di mandare affanculo quel demente di bravo giovane che, nella sua mente, ti vedeva già in forma di cagafigli dell’operoso Nordest. Vacanze in vista. E invece, all’improvviso, il buio. Dal Liceo Scientifico alla Polizia Scientifica. A te faranno l’applauso quando la tua bara uscirà dalla chiesetta, mentre in un’altra chiesetta un altro prete invocherà il perdono per il tuo assassino.
Allora scendono in campo gli esperti, visto che oramai del genocidio quotidiano delle donne se ne sono accorti tutti. Sul Quotidiano Nazionale, ad esempio, ci hanno gli esperti fissi: se c’è da sparare cazzate sulla politica internazionale c’è tale Luttwak, mentre al costume e dintorni (perché, si sa, il femminicidio è un fatto di costume) ci pensa sempre una tale Vera Slepoj (cognome che in russo vuol dire “cieco”) la quale, proprio oggi, prendendo spunto dal fatto di Mestre (come se non ne accadessero tutti i giorni!) non perde occasione, tra le altre cose, per dire che il femminismo ha fallito perché voleva ribaltare i ruoli, ed anche che un bel po’ di colpa è delle ragazzine che prendono, usano e mollano il povero maschietto spaesato. Il quale spara alle figlie, massacra le mamme, accoltella le nonne in una escalation di spaesamento e di crisi di ruolo.
Eh sì, i media hanno scoperto il femminicidio. Roba da prima pagina. Infatti, rimanendo sempre nel Quotidiano Nazionale, di cui fa parte anche la Nazione di Firenze (e sul quale scrive, toh, Massimo Fini!), si noti il grazïoso contrastino tra la notizia sulla violenza sulle donne e le fotine a destra (cliccare sull’immagine per ingrandire):
Violenza a sinistra, e tette a destra. Coltellate del marito a sinistra, e culi a destra. Prognosi riservate a sinistra, e corpo femminile mercificato a destra. Salvo poi dare la parola all’esperto. Intanto, ragazzina, continuano ad ammazzarti, e questa è l’unica vera passione che hanno. Ammazzano te e tua madre. A volte vi ammazzano insieme. No, non hai proprio scampo in questo paese. O forse sì.
Magari, vicino a te, ci sono altre ragazze della tua età. Oppure anche di età differente. Magari se ne fregano del giudizio dell’esperto che decreta il “fallimento del femminismo”. Magari lottano, in ogni modo che possono. Magari se la devono vedere quotidianamente con una massa di stronzi; ma non mollano. E non molleranno. Magari hanno vissuto sulla loro pelle violenze, soprusi e passioni calibro 9 o ben affilate. Magari ti basta fare poca strada. Magari c’è pure Internet, che non è soltanto la merda di Facebook o roba del genere. Prendi in considerazione di rivolgerti a queste compagne, a queste amiche, a queste sorelle. E divertiti quanto ti pare. Se uno ti propone il lucchetto, munisciti di tronchesi. Se scopri che ti vuole difendere dai rumeni, digli che ora come ora bisogna difendersi dagli italiani. Perché sono loro che ti ammazzano.
”— | Ἐκβλόγγηθι Σεαυτόν Asocial Network: Ragazzina, non hai scampo. O forse sì. |
24 giugno 2010
3 giugno 2010
:)
Il puzzle completo forse è vero che, come dicevi tu, non fa elevare. Ma è vero anche che arrivati fin sopra le stelle, non si può volare più alti. Si rischierebbe di soffocare. Invece, il bello è respirare, con te. Dividere respiri, dividere una fetta di giornata che avrebbe portato solo pioggia non fosse stata per la tua presenza.
A volte, mi fai l'effetto di una lettera. Una lettera è una parentesi su una giornata. Magari c'è una giornata pessima là fuori, una giornata di quelle che sapevi da quando hai aperto gli occhi che sarebbe andata storta, di quelle che ti alzi, è tardi, hai troppo da fare e troppo poco tempo, di quelle che bruci il caffè, che vai a sbattere contro lo spigolo del mobile, che piove e devi andare assolutamente a far la spesa. Una giornata di merda. Poi però magari, dopo che torni fradicio, dopo che ti hanno fermato quelli della firma contro la droga, quelli dei libri, dopo che ti hanno chiamato per un sondaggio, pensi che devi scrivere. Magari a una persona lontana, magari a un parente, magari a nessuno. E nel'esatto istante in cui ti siedi e pensi e prendi la penna e prendi un foglio (oppure apri il word),automaticamente è come se stessi aprendo una parentesi in quella orribile giornata. Un ritaglio. Sì, come quando ritagli una foto da un vecchio giornale. Magari è una vecchia pubblicità, magari è solo uno scarabocchio, ma la ritagli per il semplice motivo che in quel momento ti sembra la cosa migliore della giornata da fare. Ecco, tu sei la mia parentesi. Una parentesi tonda, dentro la quale non c'è tempo. Una parentesi dove all'interno tutte le brutture del mondo e delle giornatacce scompaiono.
Uff, oggi scrivo troppo. E' che vorrei tanto a volte, dirti tutto tutto e scriverti tanto tanto. Però poi ti guardo e mi chiedo quali parole possono controbilanciare tutto ciò che mi dici con gli occhi quando mi guardi. Quegli occhi che quando mi guardano, a volte mi chiedo cosa nascondono. Quegli occhi nei quali ogni volta, è bello perdersi.
Leopardi lo diceva e io te lo riscrivo. Naufragare è dolce nel tuo mare.
♥
23 maggio 2010
8 aprile 2010
Dove vanno le cose quando le perdiamo?
Si perdono.
Come le persone. Come i centesimi. Come un bottone.
Sembra tutto uguale e invece qualcosa non c'è più.
Ci sono stati momenti in cui solo io mi ero persa. Ero persa in qualsivoglia labirinto intimamente oscuro, perduto, chiuso.
Ho una gran confusione dentro. Ho una supernova che sta esplodendo e io non sono grande come il cielo. Mi sento piccola, impotente, inutile e affranta.
Ho visto un disegno, stupido e anche fatto male. Ma era per te e l'avevo fatto perchè avrei voluto dartelo di persona, non taggandoti solo su Facebook. Ma non ho fatto in tempo. Nessuno ce l'ha fatta. E chissà dove sei adesso, che se leggo qualcosa che mi avevi scritto mi viene da chiudere gli occhi, che se penso al "Trio dei pazzettieri" mi si stringe qualcosa in gola, un pugno stringe il mio cuore. Perchè tu non tornerai. E non torneranno quei tempi in cui forse nessuno dei tre era felice ma sapevamo come ingannare la tristezza.
E poi, succede che hai paura. Rabbia. Tristezza.
Succede che in casa tua diventi l'ultima a sapere le cose, non hai il tuo spazzolino, succede che manchi nei momenti importanti e seri, succede che semplicemente non ci sei, sei lontana.
Che torni e poi di nuovo andar via. E poi ancora, e ancora e ancora.
Succede che il bicchiere si riempie d'acqua e poi, scende giù dai bordi.
24 febbraio 2010
Quando piove è perchè poi esce sempre il sole
Poi allora arriva la notte, mi viene voglia di fumare con la finestra spalancata, mi dico in totale sincerità se c'è davvero qualcosa che non va in me, nella mia vita, nel mio mondo. E mi dico che no, non c'è proprio nulla che non va.
Domani esco, perchè ho bisogno di fare fotografie, ho bisogno di sentire quest'aria e dire che no, io non ho paura. Domani esco e prendo un Martini ghiacciato. Esco e mi fumo una sigaretta sdraiata su un prato. Domani esco e mi ricorderò di essere felice. Perchè a volte mi sfugge.
Ecco, per l'appunto si è appena messo a piovere. Piove sempre prima del sole.
E anche solo questo, mi rende più serena.
16 febbraio 2010
Sento l'aria di primavera, allora immagino il sole e il cielo azzurro e poi vedo che piove. E mi sembra una presa per il culo. E mi sembra che non è tutto vero ciò che guardiamo, che tutto sommato il sole basta tenerlo dentro e sticazzi che piove. Però poi ti bagni e allora cerchi riparo e trovi la tua anima che non è da strizzare come il tuo cervello. E' asciutta e calda. E forse anche felice.
Quindi continui a guardare la pioggia che imperterrita cade e tutto sommato nemmeno ti importa se non hai l'ombrello.
Il segreto è non pensarci.
14 gennaio 2010
Mi sto affezionando a dei fogliettini che sto attaccando al muro. Tipo post-it ma non sono colorati. Mi ricordano parole lette e ascoltate. E quello dove ho scritto "La felicità non è una meta ma uno stile di vita. Il tuo unico dovere è salvare i tuoi sogni." l'ho piegato accuratamente, sorriso, gli ho creduto e l'ho messo nella custodia della fotocamera, perchè si sa, è l'unica cosa che mi porto sempre dietro.